Alfie” di Charles Shyer – USA (2005)

 

 

Trama: Alfie (Jude Law) è un trentenne, autista di Cadillac e Limousine a noleggio. Londinese doc, ma trapiantato nella Grande Mela, è un libertino simpatico, bello e guascone. Impenitente dongiovanni, spezza il cuore di ogni donna, mettendo da parte ogni emozione. Cadranno ai suoi piedi, prima Dorie, poi Julie (Marisa Tomei), Lonette, la compagna di Marlon, il suo migliore amico, ed infine Nikki (Sienna Miller). L’unica che riuscirà a tenergli testa sarà Liz (Susan Sarandon) una donna di mezz’età, ricca ed affascinante. Sul finale del film, un evento “doloroso” ed imprevisto lo costringerà inevitabilmente a fare i conti con se stesso. Libero come un uccello…Dopo i timidi successi di “Baby boom” e “Il padre della sposa 2”, Charles Shyer, onesto artigiano della macchina da presa, confeziona questa divertente commedia, girata con piglio e raffinatezza. Con il suo innocente sorriso, Alfie ama svolazzare da fiore in fiore. Simpatico, divertente, dotato di gran classe, è terrorizzato dall’idea di mettere in gioco le proprie emozioni. Non ama i legami “tradizionali” e duraturi e quando sente che la pupa di turno lo vuole “incastrare”, la molla su due piedi, senza fornirle uno straccio di spiegazione. Eppure dietro la sua scorza di duro, batte un cuore sincero, dilaniato tra amletici dubbi e certezze infantili. “Con tutte le donne che ho conosciuto in vita mia, appena abbasso la guardia, trovo quella che mi stende al tappeto.” Alla fine del film, il protagonista, in un melanconico bilancio della propria esistenza, scoprirà di essere triste, vuoto e solo al mondo e che le donne che lo avevano amato, erano più sagge e mature di lui. “Senza legami e libero come un uccello, non dipendo da nessuno,  nessuno dipende da me. La mia vita è mia. Però non ho la pace dell'anima, e se non hai quello, non hai niente". Il film (remake della pellicola diretta da Lewis Gilbert, nel 1966, ed interpretato da Michael Caine e Shelley Winters) ha un tocco lieve e declina il tema del classico dongiovanni, un po’ superficiale e narciso, che ama destreggiarsi tra fruscianti sottane e candide lenzuola e poi, dopo aver compiuto l’irreparabile frittata, si batte il petto, versando le classiche lacrime da coccodrillo ma incapace di crescere…Il messaggio del film è (forse) un po’ banale e scontato e ci ricorda che, dietro ogni scapolo impenitente si nasconde sempre un adolescente/bambino, incapace di crescere e di assumersi le proprie responsabilità. Senza scomodare Freud, il regista ci dice che, nonostante tutto, l’Edipo è sempre dietro l’angolo e non a caso, sarà proprio Liz, la donna-materna e matura di cui Alfie si innamorerà, che gli rifilerà una severa lezione.  La triste parabola del seduttore, che si trasforma da vincitore a vinto, non è una novità al cinema ma Sheyer la rende credibile e gustosa. Jude Law è perfetto nel ruolo dell’avventuriero cinico e scanzonato. Su tutte da segnalare la scena quando Susan Sarandon lo invita nel suo superattico a New York e gli offre l’assenzio (bevanda che fu cara a Degas e agli altri pittori impressionisti dell’epoca) e la frase che gli sussurra un tenero vecchietto che ha saggezza da vendere:“Trovi qualcuno da amare e vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo.  Un consiglio alle lettrici? State alla larga dai dongiovanni e, parafrasando Marcel Proust, “lasciate gli uomini belli alle donne senza fantasia.”

 

Recensione pubblicata sulla Rivista "Friendly" Numero 4 - Aprile 2005

 

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