Al calare delle tenebre (Darkness fall)

di Jonathan Liesbman con Chaney Kley, Emma Caulfield, Lee Cormie, Steve Mouzakis - USA – 2003 - Durata 85’

 

A Darkness Fall, una piccola cittadina americana viveva Matilda Dixon, una vecchietta, soprannominata Fata Dentina, perchè regalava una moneta d’oro ad ogni bambino che perdeva l’ultimo dente di latte. Un incendio le aveva sfigurato il volto e da allora girava solo di notte con il viso coperto da una maschera di porcellana. Accusata, ingiustamente, della morte di due bambini, prima di essere impiccata, aveva lanciato una maledizione sulla città; tutti i bambini che avevano perso l’ultimo dentino sarebbero rimasti vittima di una patologica paura del buio e sarebbero morti se avessero visto il suo volto. Centocinquanta anni dopo il piccolo Kyle Walsh (Chaney Kley) s‘imbatte nel viso della Fata Dentina e, memore di quella maledizione, crolla psicologicamente ed è rinchiuso in manicomio. Qualche tempo dopo il piccolo Michael (Lee Cormie), affetto da una patologica paura del buio è ossessionato anche lui dall’idea di essere ucciso dalla Fata Dentina. Sua sorella Caitlin (Emma Caulfield) è disperata e decide di chiedere aiuto a Kyle. La città, intanto, è funestata da una serie di delitti e c’è chi inizia a credere che il fantasma della Fata Dentina esista davvero.  Un prevedibile finale chiude la vicenda.

Liesbman punta tutto sulla paura ancestrale ed universale del buio ed impagina una pellicola che  regge nella prima parte ma con il proseguire dalla vicenda annaspa e gira a vuoto. Inizialmente lascia credere che le paure del bambino siano frutto solo della sua mente disturbata ed il dottor Peter Murphy (Steve Mouzakis) uno psichiatra attento e paterno cerca di spiegare a Caitlin la patologia di cui è affetto il fratellino: “Michael soffre di una forma particolarmente acuta di “pavor nocturnus”, vale a dire terrori notturni. La costante mancanza di sonno gli ha causato una nevrosi ossessiva. Quando ciò accade il soggetto non è più in grado di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. E alla fine elabora un meccanismo di reazione. Un paziente  può arrivare a farsi del male perchè convinto che ciò che   sogna è vero. Per tornare a Michael lui è convinto che qualcuno lo perseguiti e lo voglia uccidere.  Le ferite che si autoinfligge sono coerenti con questa allucinazioni. C’è di buono che noi possiamo effettuare un intervento qui che ha dato altissime percentuali di successo. Verrà posta in una camera prova di ogni stimolo sensoriale, affronterà le sue paure e si accorgerà che le sue paure sono infondate. Michael ha il paura del buio. Appunto per questo. L’alternativa sarebbero massicce dosi di psicofarmaci e psicoterapia non posso garantire nel frattempo che Michael non si faccia del male come è già successo.”  Caitlin è però convinta che il fantasma della fata sia concreto e segue i suggerimenti di Kyle: “Non fargli fare altri esami. Mi hanno infilato tutti gli aghi più impensati, ho fatto test di Rorscharch a non finire e non è servito ad un cavolo.”  Piuttosto che mostrare sugli incubi del piccolo protagonista il regista punta sugli effetti speciali ed affonda nell’horror di maniera. Da un racconto di Joe Harris.

 

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