"A
beautiful mind" di Ron Howard
- USA - (2001)

"Mai fare un film da un
libro; o tradisci il libro, o tradisci il film" Come non concordare con
queste affermazioni prese a prestito dal film "Tutta una vita"di Claude
Lelouche? Abbandonate in fretta inutili disgressioni sulla bontà o meno
delle trasposizioni cinematografiche di opere letterarie, va ricordato come il
mondo del cinema aveva già mostrato
la sofferenza di chi, condannato ad avere una mente logica e razionale, veniva
irrimediabilmente risucchiato nel vortice irrazionale della follia. In
"Morte di un matematico napoletano" (1992) Mario Martone ci mostrava,
in maniera struggente, la lenta ed inesorabile deriva che spinse il nipote di
Bakunin, il matematico Renato Caccioppoli, al suicidio. Nel sorprendente ed
ineguagliabile "Pi greco. Il teorema del delirio" (1997) Darren
Aronofsky metteva in scena la lenta e graduale perdita di contatto della realtà
di Max Coen, un talentuoso matematico che dopo aver scoperto le formule
matematiche che regolavano il mondo della finanza, perdeva contatto con la
realtà, fino ad impazzire. "A beautiful mind", diretto da Ron Howard
(l'ex Richie di "Happy days") trae anch'esso la sua ispirazione alla
vita straordinaria di un geniale matematico, John Forbes Nash (vedi foto) che nel 1994, fu
insignito del Premio Nobel per l'economia (assieme a John Harsanyi e Richard
Selten) per i suoi "studi sull'analisi degli equilibri nella teoria dei
giochi non cooperativi". (...)
Del resto, Ron Howard, in un'intervista ha dichiarato che l'intento
del suo film non era quello di fornire delle spiegazioni sociologiche o
psicoanalitiche al disagio mentale del protagonista ma era semplicemente quello
di: "Mostrare che uno schizofrenico è euguale a qualsiasi altro malato:
si innamora, ha figli, cerca di ottenere qualcosa nella vita". Russel
Crowe, sulla scia delle dichiarazioni di Howard, ha successivamente commentato:
"Se hai una mente come Nash
sei a rischio. E' inevitabile. I tuoi contemporanei non sono né in grado di
capirti, né di percepire la realtà come la vedi tu. E questo ti provoca un
sacco di problemi, a livello sociale e nel campo degli affetti. Ma Nash si è
ribellato all'andazzo corrente; voleva qualcosa di eccelso. Di sicuro non è mai
stato uno studente disposto ad accontentarsi dei buoni voti agli esami. Non
ricordo se sia stato Edgar Allan Poe che ha detto: "Ancora non sappiamo se
la follia si o non sia la forma più sublime d'intelligenza…" (1). "A
beautiful mind" è un film sulla sopravvivenza. Nash sopravvive, acquista
in saggezza e forza durante il viaggio, malgrado le difficoltà. Dunque è una
storia di trionfi che nobilita. Racconta come un uomo geniale, grazie alla sua
straordinaria intelligenza, abbia saputo dominare razionalmente i suoi incubi e
i suoi fantasmi. Probabilmente ha imparato a convivere pacificamente il che lo
ha reso socialmente accettabile e degno del Nobel." (...)
"A beautiful mind"
resterà nella storia del cinema come una delle tante storie che ruotano intorno
alla "vittoria" di un singolo sulla propria sofferenza. Ma prima di
concludere lo scritto è forse giusto dare l'ultima parola al protagonista di
questa vicenda che, nella conferenza di Madrid del 1996, così commentò: "Recuperare
la razionalità dopo essere stato irrazionale, recuperare una vita normale è
una cosa eccezionale. Ma forse non è così eccezionale. Supponiamo di avere
un'artista. E' un individuo razionale. Ma supponiamo che non possa dipingere.
Può funzionare normalmente. E' davvero una cura? E' davvero una salvezza? Penso
che non potrò essere un buon esempio di una persona che si è ripresa fin
quando non riuscirò a fare qualche buon lavoro."
(1) N.d.R: Russel Crowe nel citare Edgar Allan
Poe fa riferimento ad un passo del racconto "Eleonora".
2) Nella foto il "vero" John Nash
P
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