Intervista ad Alvaro Vitali

 

Ancora oggi chi lo incontra per strada lo chiama “confidenzialmente” Pierino; altri gli danno spontaneamente del tu e lo appellano per nome. Non c’è irriverenza nei suoi confronti, dileggio o scherno. Questa modalità confidenziale viene adottata dal pubblico solo verso quei grandi attori che ti sono entrati diritti nel cuore e ti sono diventati cari e “familiari”. Alvaro Vitali, nel suo piccolo, è riuscito anche lui a tessere quest’incredibile magia.

Appesantito dagli anni, ti guarda ancora con quei suoi occhietti vispi e il suo sguardo “spiritoso”. La voce è meno stridula e guizzante di quella che si ascoltava al cinema ma è divenuta, nel tempo, certamente più calda e vellutata.

E quando gli chiedo di tuffarsi nel suo passato, Vitali, si racconta tutto d’un fiato:

“A scuola fin da piccolo facevo “il Pierino”. Sin da quando ero alle elementari raccontavo barzellette . Quando si faceva dieci minuti di spacco mi mandavano nelle altre classi. Ho sempre avuto questa voglia di far ridere, ma non avevo mai pensato di intraprendere la carriera di attore. Mio padre era un imprenditore edile, mia madre una casalinga ed eravamo cinque figli. Terminata la terza media sono andato a lavorare in un negozio a Trastevere e facevo l’elettricista. Un giorno il mio amico Pippo Spolatini mi disse che Fellini cercava degli attori e mi accompagnò a Cinecittà. Da quel giorno si aprirono per me le “dorate” porte del cinema.”

Senza pavoneggiarsi, ma con un pizzico di sano orgoglio, Vitali cita tutti i cineasti con cui ha lavorato in passato: Polanski (“Che?”) Citti (“Mortaci”) Dino Risi (“Mordi e fuggi”, “Telefoni bianchi” e “Profumo di donna”) Luigi Magni (“La tosca”) Monicelli (“Romanzo popolare”). Ma nonostante la stima e la riconoscenza verso questi grandi maestri, s’intuisce che Federico Fellini è l’unico che ha rapito il suo cuore. Con il grande e visionario regista riminese Vitali ha, infatti, recitato ne “I clowns”, in “Satirycon”, in “Roma” e nell’immortale “Amarcord”:

“Con lui eravamo diventati come padre e figlio. Lo affascinava il fatto che parlassi trasteverino e lui si divertiva da morire. Mi chiamava Alvarino e mi diceva che avevo i tempi comici. E quando indossai il baschetto ed i calzoni alla zuava mi disse: “Mi sembri Pierino”. E quella sua intuizione mi portò fortuna. Pierino ha funzionato, perché sono riuscito a dare un corpo, la voce, la faccia a questa creatura immaginaria. E per dargli una precisa identità al personaggio andavo fuori le scuole dei bambini per vedere come camminavano (il mio Pierino cammina con le gambe larghe) e come si davano a cartellate. Ancora oggi, a distanza di anni, il pubblico mi riconosce per questa strana “maschera”. 

Vitali snocciola man mano le tappe principali della sua carriera senza impreziosirla con inutili orpelli:

“A differenza di tanti miei colleghi, non mi sono fatto le ossa nel cabaret o nell’avanspettacolo ma recitando al cinema. Io  non ero nel genere. Poi sono arrivate le soldatesse, le liceali, le infermiere ed in ultimo Pierino. Questi film erano girati in un paio di settimane e con pochi mezzi. Si partiva da un canovaccio iniziale, poi si improvvisava. Le barzellette, ad esempio, erano quasi tutte inventate da me. Sul set legavo con tutti ma Mimmo Carotenuto era quello che mi metteva più a mio agio. Con Banfi che era una macina, un vulcano e da un nulla si inventava uno sproloquio, dovevi faticare per poter dire la battuta.“

Per la critica “ufficiale” lui era solo un attore “trash”. E quando tre anni fa il film “Pierino contro tutti” fu trasmesso su Retequattro e superò l’audience de “Il maratoneta” con Dustin Hoffman che andava in contemporanea sulla Rai e successe il putiferio.

“La destra e la sinistra che si vergognavano di me e mi etichettavano come lo “scorreggione”; adesso fanno a gara a sdoganarmi, specialmente oggi che sono stato riscoperto in America e che sono stati ristampati molti miei film in DVD.”

Seppur travolto da un rinnovato successo di critica, nel corso dell’intervista fa capolino un pizzico d’amarezza. Dimenticato (o quasi) dal cinema, Vitali sembra non attirare le attenzioni dei registi del piccolo schermo.

“C’è un mio film, girato nel 92 che si chiama “Pierino stecchino” che non è mai uscito nelle sale perché il produttore non ha pagato le maestranze. In questo ultimo film (Ladri di barzellette ndr) non racconto neanche una barzelletta ma interpreto la parte di un personaggio un po’ rimbambito ed un po’ esaurito che non ricorda le barzellette.“

 

Per l'intervista completa si rimanda al volume "Psycho cult" di Ignazio Senatore (Centro Scientifico Editore-2006)

 

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