Suspiria

di Dario Argento con Jessica Harper, Udo Kier, Rudolf Schundler, Eva Axén, Flavio Bucci Stefania Casini - Italia – 1976 – Durata 97’

 

Susy Banner (Jessica Harper) arriva all’accademia femminile di danza di Friburgo e la notte stessa Patty Newman (Eva Axén) un’allieva le sussurra di sfuggita qualche frase sconnessa e poi, sconvolta fugge via da una porta laterale del collegio. La ragazza è trovata l’indomani barbaramente uccisa e dopo qualche giorno Daniel (Flavio Bucci) il pianista cieco dell'accademia muore azzannato alla gola dal proprio cane che lo assale con ferocia inaudita. L’antico edificio sembra stregato alle forze del Male ed una serie di delitti si susseguono a catena. Susy, trasformatasi in detective, s’imbatte nel dottor Frank Mandel (Udo Kier) un giovane psichiatra che l’aveva in cura e che le accenna che l’Academy, fondata nel 1895 da Elena Marcos, un immigrata greca, soprannominata la “Regina nera”, ritenuta da tutti una strega perchè dotata di strani poteri  Dopo una serie di colpi di scena un finale mozzafiato chiude la vicenda.

Primo capitolo che Argento dedica alle tre madri (Mater Suspiriorum, Mater Lachrimarum e Mater Tenebrarum) a cui fanno seguito Inferno (1979)  e La Terza Madre (2007). In questo film il maestro del brivido impagina un gotico orrifico ma che latita in sede di sceneggiatura. Argento s’affida all’ottima fotografia di Luciano Tovoli, alle musiche sinistre e spettrali dei Goblin e non risparmia pipistrelli, messe nere, gole tagliate, sangue che scorre a fiotti e regala alcune scene dal grande effetto visivo  (migliaia di vermi brulicanti piovono all’improvviso dal soffitto ed inondano il collegio). Il film è un tripudio di immagini dal sapore forte e la presenza dei due psichiatri sulla scena serve solo a dare un pizzico di scientificità ad una vicenda che è abbastanza piatta e che si trascina fino alla fine senza regalare allo spettatore né brividi, né emozioni. L’anziano professor Milius (Rudolf Schundler) è uno psichiatra luciferino esperto in stregoneria che si rivolge alla giovane protagonista e le dice: “Le streghe fanno il Male, nient’altro al di fuori di quello. Conoscono e praticano segreti occulto che danno loro il potere di agire sulla realtà solo in senso maligno. Il loro scopo è ottenere vantaggi materiali e personali e possono raggiungerli esclusivamente con il male degli altri, con la malattia, con la sofferenza, il dolore e non di rado con la morte di coloro che prendono di mira per una qualsiasi ragione. Vede si può benissimo ridere di queste cose comunque sappia che la magia è quella cosa che ovunque,  sempre da tutti, è creduta.”  L’idea che l’Accademia un tempo fosse stata una scuola di occultismo non incute né inquietudine, né terrore e le giovani allieve, vittime di quei strani sortilegi che infestano l’antico palazzo, sono costrette a muoversi sulla scena smarrite e spaesate  e ad assistere impotenti agli efferati delitti.  Nel cast Stefania Casini nei panni di Sara, un’allieva che cadrà anche lei sotto la scure dell’assassino. Ipnotiche le musiche dei Goblin.

 

 

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