Lo strangolatore di Vienna

di Guido Zurli con Victor Bruno, Franca Polesello, Karin Field - Italia – 1971 – Durata 84’ – B/N

 

Il macellaio Otto Lehman (Victor Bruno) è dimesso dal manicomio, dove era stato rinchiuso per tre anni dopo aver percosso una cliente con un cosciotto di vitello. Non appena ritorna nel suo negozio di Vienna si sbarazza di suo cognato Brinner che aveva gestito l’attività in sua assenza ed inizia a riprendere i ritmi forsennati di un tempo. Completamente assorbito nel lavoro, Otto comunica ad Hanna (Franca Polesello) la sua bisbetica moglie che preferisce dormire nella soffitta che è posta sopra il negozio. Sua moglie prima acconsente ma poi scopre che il marito si diletta a spiare Gerta (Karin Field) una giovane donna che si lascia andare a qualche eccentrico strip-tease. Dopo una furibonda discussione Otto strangola la moglie e per fare sparire il suo corpo lo taglia a pezzi e lo trasforma in salcicce. La sua specialità culinaria incontra il favore del pubblico ed Otto riduce in salcicce prima una prostituta e poi suo cognato Brinner. Invaghitosi di Gerta la sequestra e la rinchiude in soffitta ma lei, non doma, lascia che un suo anello ed un bottone di ferro vadano a finire nell’impasto per le salcicce destinate alla polizia. Il suo piano funziona ed Otto è smascherato.

Commedia macabra venata da un singolare humour nero e commentata da una musichetta allegra in sottofondo che rende ancora più stridente l’intera vicenda. Seppure il regista descriva Otto come una persona disturbata che reagisce, strangolando le sue vittime se qualcuno lo chiama pazzo, nel complesso gli dona un’aria da bonaccione e la trovata delle salcicce è geniale. Curiosità: il film termina con l’ironica scritta: “Buon appetito.”

 

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