Soli nel buio (Alone in the dark)

di Jack Sholder con Jack Palance, Donald Pleasence, Dwight Schultz, Martin Landau, Erland Van Lidth  - USA – 1982 – Durata 92’

 

Daniel Potter (Dwight Schultz) è il nuovo psichiatra del manicomio diretto dal dottor Leo Bain (Donald Pleasence). C’è un blackout in tutta la zona ed i sistemi di sicurezza sono disattivati. Approfittando della confusione alcuni pazienti guadagnano la libertà; Frank Hawles (Jack Palance) un ex colonnello completamente allucinato, Byron Clifford (Martin Landau) un ex predicatore che ama appiccare il fuoco in chiesa quando sono presenti i fedeli e Ronald (Erland Van Lidth) un ciccione mezzo ritardato ed incapace di controllare i propri impulsi omicidi. Dopo aver seminato il panico in città ed essersi macchiati di un paio di delitti, i tre si dirigono alla villetta isolata del dottor Potter, colpevole, secondo le loro deliranti farneticazioni, di aver ucciso il precedente psichiatra a cui erano particolarmente affezionati. Potter si barrica nell’appartamento, prova a convincerli della propria innocenza e messo alle strette, per difendere la propria famiglia uccide  Ronald, e Byron. Ma Hawless è un osso duro e Potter, spolverando le sue doti professionali, riesce finalmente a convincerlo che l’altro psichiatra è ancora vivo e vegeto ed a ricoverarsi nuovamente in manicomio.

All’esordio Sholder dirige una pellicola sciatta ed arruffata che oscilla confusamente tra più generi e che ristagna in più punti. Messi da parte i pazzi evasi dal manicomio (troppo caricati) ed il dottor Potter (troppo incolore) l’unica figura veramente pulsante della pellicola è l’anziano dottor Bain uno psichiatra affettuoso e paterno. Nelle prime battute del film, nel dare il benvenuto in manicomio a Potter,  gli dice: “Noi non rinchiudiamo le persone per friggere i loro cervelli con l’elettricità. Qui non li chiamiamo neppure pazienti ma semplici viaggiatori. Vedi quelli che i medici chiamano schizofrenici sono in realtà delle persone che sono in viaggio verso la profondità della psiche. Quasi nessun psichiatra ha il coraggio di seguirli fin là. Ricorda quello che dice la mistica indù: La mente che si muove in fretta è pazza, la mente lenta è sana, la mente ferma è Dio.” Successivamente, una paziente si rivolge a lui ed allarmata gli dice: “Poi l’intestino è uscito dal mio corpo, si è attorcigliato intorno alla gola ed ha cercato di strangolarmi e poi devo dire tre volte la preghiera al rovescio altrimenti il mio corpo diventa di porcellana” Il dottore l’ascolta pazientemente e, facendo leva sui suoi aspetti infantili, le suggerisce un rimedio magico per scacciare dalla mente i suoi tormenti.

 

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