Senso 45

di Tinto Brass con Anna Galiena,Gabriel Garko, Franco Branciaroli, Antonio Salines -  Italia – 2001- Durata 128’ – V.M 18

 

Livia Mazzoni (Anna Galiena) sposata con Carlo (Antonio Salines) un anziano notabile veneziano diviene l’amante di Helmut Schultz (Gabriel Garko) tenente delle SS. Travolta dalla passione, messe da parte decoro e rispettabilità, si sottomette ad ogni suo desiderio, fino a ripianare i suoi debiti di gioco. E’ il 1945 e gli eventi politici spingono Helmut a scappare ed a nascondersi in un’altra città. Livia, non può vivere senza di lui e, pur di rivederlo, promette all’avvocato Ugo Oggiano (Franco Branciaroli) una notte d’amore se l’accompagna dall’amato. Quando lo raggiunge scopre che Helmut la tradisce, non l’ha mai amata e che si è solo presa gioco di lei; accecata dal desiderio di vendetta, lo denuncia, condannandolo alla fucilazione.

Il film è un lungo flashback e si apre con Livia  che è in auto con l’avvocato Oggiano che la sta conducendo dal suo amante. Più che un film sui matrimoni costruiti su castelli di ipocrisia, Brass mette in scena una passione che finisce per travolgere irrimediabilmente Livia: “Sentivo la testa libera e leggera. Percepivo ingigantiti i suoni ed i colori  Tutto mi arrivava senza filtri, né freni  al cervello. Tutto mi sembrava fantastico e reale allo stesso tempo. Non mi importava più niente di niente. Avrei fatto qualunque cosa per compiacere Helmut.  Ero la sua donna e lui il mio uomo. La coscienza mi dileguò nel piacere.” Brass non compone un altro dei suoi classici film sull’amore sfrontato, disinibito e giocoso ma, dopo aver limato all’osso le scene erotiche e le nudità femminili, lascia che il fantasma della morte aleggi su tutta la vicenda. A differenza di  Senso, pellicola  diretta da Luchino Visconti nel 1954, tratta anch’essa dal racconto scritto da Camillo Boito, Brass sposta l’azione dal Risorgimento al Fascismo, trasforma l’amante della protagonista da austriaco in un tedesco e cancella completamente la figura del cugino di Livia. Non mancano le irriverenti citazioni a Roma città aperta di Rossellini, a L’atalante di Vigo ed ai melodrammi di Douglas Sirk. Curiosità: il film doveva intitolarsi Angelo nero, come omaggio alle dark ladies del cinema americano degli Anni Quaranta.

 

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