La scala della follia (Dark places)

di Don Sharp con Christopher Lee, Joan Collins, Robert Hardy, Herbert Lom, Jane Birkin - G.B – 1973 - Durata 90’ – V.M 18

 

Andrew Marr è un paziente ricoverato al St. Columba’s Mental Institution e prima di esalare l’ultimo respiro dona al signor Edward Forster (Robert Hardy) accorso al suo capezzale, la propria villa di Marr's Grove e, senza fornirgli alcuna indicazione, gli svela che in essa è custodito un tesoro

Edward scopre che la villa è abbandonata e che gode di una fama sinistra; molti anni addietro, infatti, Andrew follemente innamorato di Alta (Jane Birkin) la sua giovane cameriera aveva deciso di abbandonare la moglie Victoria ed i suoi bambini ma questi ultimi, per vendetta, avevano ucciso Alta ed Andrew, per il dolore, aveva sterminato l’intera famiglia.

Edward prova a scovare il tesoro ma deve fare i conti con il dottor Mandeville (Christopher Lee) e sua sorella Sarah (Joan Collins) anch’essi da anni sulle tracce dell’immensa fortuna. Ma nella villa Edward avverte la presenza di strane presenze, e dopo aver confuso realtà e fantasia, passato e presente, posseduto dallo spirito di Andrew Marr, impazzisce ed uccide Sarah ed il fratello.

Sharp rispolvera le vecchie atmosfere gotiche e gioca tutto sul graduale scivolamento di Edward nella mente di Andrew, simile anche fisicamente a lui come una goccia d’acqua. Per tutto il film Edward prova a resistere ai fantasmi presenti nella villa e continua a ripetere a se stesso “Sono più forte di voi”.  Il regista pesca nel genere lasciando che la villa sia funestata dalle risate sinistre di Francis e di Jessica e dalle continue sovrapposizioni del viso di Sarah con quello di Victoria. Sul finale si scopre che lo stesso Edward era ricoverato nel manicomio e che era il prodotto della mente malata di Andrei Marr. La pellicola è suggestiva ed è impreziosita dalla doppia interpretazione  di Robert Hardy che veste sia i panni di Andrew che di Edward.

 

 

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