Il saprofita

di Sergio Nasca con Valeria Moriconi, Al Cliver, Janet Agren, Giancarlo Marinangeli, Leopoldo Trieste, Cinzia Bruno - Italia -  1974 – Durata 100’ – V.M 18

 

Ercole (Al Cliver) è affetto da una forma di dislessia che non gli permette di parlare in maniera fluente in pubblico e quando è sul punto di indossare l’abito talare lascia il seminario. Scelta la via del mutismo, grazie agli uffizi del suo confessore, è assunto come autista dalla baronessa Clotilde Bezzi (Valeria Moricone) moglie di Don Vito (Leopoldo Trieste) anziano generale in pensione, madre dell’inquieta Brunilde (Cinzia Bruno) e di Parsifal (Giancarlo Marinangeli) un ragazzino condannato da tredici anni su una sedia a rotelle. Ben presto Ercole diventa l’amante della baronessa, scatenando così la reazione del marito che, ferito nell’orgoglio, si suicida lanciandosi nel vuoto. Dopo aver respinto le avance di Brunilde, Ercole accompagna Parsifal in pellegrinaggio a Lourdes. In treno il ragazzo fa amicizia con Teresa (Janet Agren) una giovane donna, dall’animo sensibile e puro, che accompagna in pellegrinaggio la nonna. Giunti in albergo Ercole seduce Teresa, scatenando l’indignazione di Parsifal. Per evitare lo scandalo Ercole lo fa precipitare per le scale e quando gli ospiti dell’albergo accorrono, invano, in soccorso del ragazzino, Ercole, gridando al miracolo, riprende a parlare.

Nasca ambienta la vicenda in un anonimo paesino del Sud e ed immerge la vicenda in un’atmosfera  malsana e priva di speranza. Il titolo del film fornisce la chiave di lettura della vicenda; Ercole, figlio di povera gente, veste i panni del saprofita (un organismo che si nutre di sostanze organiche in decomposizione) e come un parassita s’annida nel gruppo familiare che lo ospita, minandolo, a poco a poco, fin nelle sue basi. Sin dalle prime battute si scopre che Clotilde e Vito non dormono più insieme da anni e che il vecchio generale, quando era ancora nel pieno delle forze, tradiva la moglie e per umiliarla ancora di più le ripeteva l’adagio fascista: “Donna al fornello, uomini al bordello”. Pur impaginando un impietoso ritratto dello sfaldamento della famiglia borghese la vicenda appare troppo controllata, enigmatica ed artificiosa. Inizialmente si è portati a credere che l’ingresso in famiglia di un elemento esterno porterà una ventata di novità e spingerà i giovani Brunilde e Parsifal a compiere il loro percorso d formazione e di crescita. Il regista delude, invece, le attese e lascia che i due adolescenti restino ai margini della storia e ciondolino sullo schermo privi di una minima caratterizzazione. Per tutto il film il regista non regala neanche ad Ercole il più piccolo ripiegamento su se stesso e non svela come mai, una volta assunto come autista, permanga nel suo ostinato silenzio. La comparsa dell’angelica Teresa sembra restituire un tocco di candore ad una pellicola dove il sesso (per lo più fuori campo) fa capolino in ogni scena. Il finale ad effetto non riscatta una pellicola confusa e sbilenca.

 

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