Intervista a Teresa Saponangelo

 

In un’epoca dove per farsi largo nel mondo dello spettacolo occorre sempre più farsi paparazzare da fotografi senza scrupoli e tuffarsi tra le lenzuola con produttori e funzionari televisivi, un’attrice acqua e sapone come Teresa Saponangelo sembra essere un’eccezione.

Apparsa recentemente in TV, al fianco di Raul Bova, in Attacco allo Stato, per la regia di Michele Soavi, fiction di due puntate incentrato sul delitto Biagi e D’Antona.

Sei nata a Taranto ma napoletana d’adozione?

 

"Il mio debutto a teatro è avvenuto al Cilea, con la compagnia di Giacomo Rizzo,  Rosalia Maggio, Biagio Izzo e Pippo Cangiano nello spettacolo Ci pensa mammà. Il mio battesimo al cinema è stato, invece, nel 95 con Stefanio Incerti con il film girato a Napoli con Renato Carpentieri e ed Antonino Iuorio. In realtà il mio accento pugliese mi è servito per recitare ne Le acrobate di Soldini ed in Tutto l’amore che c’è di Rubini dove parlavo in dialetto tarantino."

 

Spesso quello di diventare attrice rimane per molti un sogno nel cassetto. Come ci sei riuscita? Qual è stato il tuo segreto?

 

"La mia famiglia mi ha certamente aiutato e sostenuto, ma io avevo molto forza nelle mie capacità. Oggi sono però più scoraggiata di allora. All’inizio della mia carriera ho avuto la possibilità di scegliere tra diverse proposte ed ho fatto delle cose interessanti. Oggi sento che in giro c’è meno fermento e minore passione di allora."

 

Hai appena finito ha interpretato Maria Paliggiano, pittrice suicida a soli trentasei anni in Ossidiana, film d’esordio d Silvana Maja

 

"La storia è bellissima e drammatica e mi ha molto presa. Ho cercato di essere credibile e di non scadere in una recitazione manieristica e stereotipata. "

 

Sei stata diretta da affermati registi e da registe esordienti come Valia Santella e Maja. Esiste secondo te un modo di dirigere al femminile?

 

"Sul set diretto da registe c’è maggior confidenza, si lavora in maniera più rilassata, come se con loro ci si potesse raccontare di più. Ma anche con i registi ho un bel rapporto. Con Antonio Capuano la nostra amicizia si è consolidata nel tempo e dopo Polvere di Napoli gli ho proposto di dirigermi in Flusso di coscienza, un monologo scritto da Francesco Piccolo per Petrolio, un progetto ideato da Mario Martone."

 

Valerio Mastrandea mi raccontò che oggi i produttori decidono tutto e, tranne qualche rara eccezione, il regista non sceglie mai l’attore che vorrebbe dirigere.

 

E’ verissimo. Il cinema sembra funzionare a cicli. C’è stato un periodo dove in ogni film compariva Maya Sansa, poi Giovanna Mezzogiorno ed, infine, la Bobulova. Lo stesso vale per gli attori; prima tutto Accorsi, adesso Scamarcio. Ma la cosa più deprimente è che i produttori impongono a quell’attore sempre lo stresso ruolo e non lo aiutano a sperimentare, né di misurarsi in ruoli diversi. "

 

Quale aneddoto della tua carriera ricordi con maggiore simpatia?

 

"Quando avevo ventuno anni mi capitò di interpretare contemporaneamente tre film; Isotta di Maurizio Fiume, Pianese Nunzio 14 anni a maggio di Antonio Capuano e Ferie d’agosto di Paolo Virzì. Un segretario di produzione sbagliò il piano di lavorazione e, per non essere protestata, dovevo trovarmi sul set del film di Virzì alle sei di mattino. Finii di recitare e di notte raggiunsi Ventotene a bordo di un motoscafo di un contrabbandiere. Ma la cosa più divertente è successa una mattina mentre ero a Piazza San Domenico con mia madre. Un signore si avvicinò, mi fece i complimenti e mi elencò una serie di film dove mi aveva visto recitare. L’uomo poi si allontanò e fu allora che mia madre, tutta contenta, mi disse: “Ci stanno riconoscendo”.

 

Per te cosa significa recitare a teatro?

 

"Il teatro mi fa paura farlo. ma mi fa sentire viva. Ogni sera puoi sbagliare, hai paura di non farcela. ma sei consapevole che stai creando qualcosa."

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

 

"Sarò impegnata nove mesi in una fiction televisiva ma sto anche vestendo i panni della produttrice. Ho comprato, infatti, i diritti d’autore de Il mondo deve sapere, un testo scritto da Michela Murgia, un giovanissima scrittrice che ho deciso di metterlo in scena nella prossima stagione."

 

Articolo pubblicato su "Il Napoli - Epolis"- 24-5-2007

 

Torna alla Homepage »