Rischiose abitudini (The grifters)
di Stephen Frears
con Anjelica Huston, John Cusack , Annette Bening, Pat Hingle – USA – 1990 -
Durata
Lilly Dillon (Angelica Huston) scommette per conto della mafia
sulle corse dei cavalli. Cinica, fredda e dal cuore di ghiaccio, dopo aver
abbandonato il figlio Roy (John Cusack) al suo destino si presenta al suo
cospetto, dopo anni, come se nulla fosse accaduto e prova a convincerlo a rigare
dritto ed a non rifilare piccoli bidoni a destra e a manca. Myra (Annette Bening),
la donna di Roy, anche lei non è uno stinco di santo, frequenta l’alta finanza
e, grazie alla complicità di un altro lestofante, individuato il pollo, lo
spenna. Lilly vuole uscire dal giro e prova a fare le scarpe a Bobo Justus (Pat
Hingle), il boss per cui lavora da anni. Myra propone a Roy di diventare socio;
lui rifiuta e lei per vendetta spiffera a Bobo che Lilly lo frega da anni. Il
boss si mette sulle tracce di Lilly che non si dà per vinta, incrocia Myra in un
motel e, nel corso di una colluttazione, per evitare di essere strangolata,
l’uccide, sparandole al volto. Il cadavere è irriconoscibile e tutti pensano che
sia quello di Lilly che, costretta a filarsela di gran carriera, senza il becco
di un quattrino, va a casa di Roy e gli ruba tutti i suoi risparmi. Mentre sta
per allontanarsi incrocia Roy che la blocca; i due iniziano a discutere
animosamente ed, in un attimo, il destino beffardo ci mette lo zampino.
Pellicola deliziosa, dotata di un gran ritmo e di dialoghi
taglienti come un rasoio. Il mondo pittoresco e variegato dei truffatori fa da
sfondo alla vicenda (non a caso il titolo originale rimanda ad un’espressione
equivalente ad “imbroglione”, “pataccaro”, “bidonista”) ma quello che tiene
banco è la figura di Lilly, una donna disposta a tutto pur di raggiungere il
proprio scopo. “Non sei tagliato per il racket perché non sei duro come me.”
ripete a Roy che, a Myra, poi confida:
“Sono stato una tegola in testa per Lilly. Aveva solo quattordici anni
quando arrivai io. Una volta ero il suo fratellino, almeno così diceva…”
.Decisa,
risoluta e di poche parole, Lilly non risparmia al figlio delle velenose
frecciatine sul conto di Myra, una donna che, non potendo pagare il conto
dell’appartamento che occupa, non si fa scrupolo di andare a letto con il
proprietario ciccione. Dopo un bidone andato male, Roy è colpito duramente allo
stomaco da un tizio che voleva fregare; sta male, si contorce, impallidisce;
Lilly non ci pensa due volte e smuove mari e monti per farlo operare d’urgenza
in ospedale. Successivamente nella speranza di scalzare Myra propone ad una
dolce ed attraente infermiera di curare Roy ma lui smaschera il suo piano e
Lilly batte in ritirata. E quando madre e figlio, dopo l’ennesima baruffa, si
affrontano, lei, con tutta la rabbia che cova in corpo, gli urla in faccia:
“Hai ragione, io
ti ho dato la vita. Quello che ne fai è affar tuo.”
Nel finale da incorniciare Lilly le prova tutte per convincere Roy a darle i soldi che le servono per tagliare la corda ma, avendo intuito che non cederà di un passo, inizia a fargli le fusa ed a mostrarsi sensuale e seduttiva; Roy, segretamente innamorato di lei, è confuso ma lei, approfittando del suo smarrimento, scappa con il malloppo. Nella fuga, per una tragica fatalità, complice un bicchiere andato in frantumi, reciderà di netto la gola al figlio. Cusack ed un’affascinante Huston con la chioma biondo platino, superlativi. Dall’omonimo romanzo di Jim Thompson. Prodotto da Martin Scorsese. Dall’omonimo romanzo di Jim Thompson, sceneggiatore di Kubrick (Rapina a mano armato e Orizzonti di gloria) e da cui sono stati tratti Getaway e Colpo di spugna).