Cinema e psicoanalisi, la magnifica ossessione

di Mario Franco

La Repubblica – Napoli -26-6-2010

 

 

Ignazio Senatore, psichiatra e cinefilo appassionato, pubblica un nuovo libro sul cinema come spia dell’inconscio collettivo, mezzo privilegiato per indagare le illusioni artificiali del quotidiano, la loro tangenza e incrocio con quelli “extra-consueto” cui gli uomini tendono quando cercano un significato metafisico  o para-religioso del mondo. “Cinema , Mente e Corpo”, racchiude le schede di 500 film, con temi cari sia alla psicopatologia sia a rappresentazione (e questa è una novità) della malattia del corpo; dal cancro all’Aids, dalla cecità al discusso tema dell’eutanasia.

Senatore ha cominciato a pubblicare nel 1998 con “L’analista in celluloide”, una divertente panoramica degli stereotipi con i quali sono raffigurati sullo schermo  psichiatri e psicoanalisti. Seguirono  “Curare con il cinema” (2002), “Il cineforum del dottor Freud” (2004) e “Psycho cult” (2006). La cinefilia, come è noto, è un’ossessione e forse una malattia, cosicché il dottor Senatore, psicoterapeuta presso l’Università “Federico II”, si sdoppia in critico per la Rivista “Segno Cinema”, ha fondato una Sezione “Arte, musica, spettacolo e mass media” presso la Società Italiana di Psichiatria e tiene un fitto blog sul suo sito www.cinemaepsicoanalisi.com.

Più ancora che alle teorie di Christian Metz, il nuovo libro di Senatore “stizza l’occhio” come dice l’Autore al Diagnostic and Statistical Manual of Menthal Disorders (DSM) e suddivide il film secondo diverse patologie mentali: alcolismo, deliri di gelosia, disturbi di personalità, perversioni sessuali, depressione, follia…Il DSM, pubblicato nel 1952 per la prima volta, classificava statisticamente le distorsioni mentali. La sua edizione più recente, nel 2000, classifica un numero di disturbi pari a tre volte quello della prima edizione.

E si sono moltiplicati i film con al loro intento un personaggio folle o psicologicamente disturbato. Dal folgorante esordio di Bunuel (“Un chien andalou”)siamo giunti all’horror d’autore (“Shining”), dalle giovanili allucinazioni di Polanski (“Repulsion”). Così come agli incubi dell’eroina (“L’uomo dal braccio d’oro”) o da quelli del manicomio (“La vacanza”, “Il corridoio della paura”) siamo giunti alla follia del reduce del Vietnam (“Taxi driver”) e al matematico paranoide (“Beautiful mind”). Lo sdoppiamento della personalità (“Dr Jekyll e Mr Hyde”) che in De Palma è anche sdoppiamento d’immagine (“Doppia personalità”, “Le due sorelle”, “Femme fatale”) ha creato autentici capolavori come “Psycho” di Hitchcock e filmetti dozzinali. Nell’incertezza precaria che caratterizza il declino dell’Occidente, la logica percettiva del mondo si servirebbe del cinema per rinviare ad un secondo senso; ciò che appare  assume il carattere enigmatico e sfuggente della metafora, del sogno catartico.  Il cinema è dunque l’espressione più adeguata, per dar senso attraverso immagini simboliche, all’indecifrabile realtà che ci circonda.

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