Un pizzico di follia (Knock on wood)

di Norman Panama, Melvin Frank con Danny Kaye, Mai Zetterling, David Burns - USA – 1954 – Durata 103’

 

Il ventriloquo Jerry Morgan (Danny Kaye) è sempre più avvilito perché da un po’ di tempo, ogni qual volta pensa al matrimonio, Clarence, il pupazzo a cui ha dato vita per i suoi spettacoli, prende il sopravvento e parlando a ruota libera, fa scappare a gambe levate le sue conquiste. Marty (David Burns) il suo impresario gli consiglia di rivolgersi al dottore Gringer, un famoso psichiatra di Zurigo che, a  sua volta, lo invia alla giovane e graziosa psichiatra, la dottoressa Ilse Nordsrom (Mai Zetterling). Ben presto i ruoli si ribaltano e Jerry aiuta la dottoressa ad elaborare la morte del suo amato Richard, un pilota dell’aviazione americana perito qualche anno prima in guerra. Dopo una serie di colpi di scena, Jerry e Ilse, coroneranno il loro sogno d’amore.

Commedia leggera che mette in scena la dottoressa Nosdrom, un’esile psichiatra che, nelle prime battute del film, grazie al metodo ipnotico, scopre che Jerry aveva sviluppato un’idiosincrasia al matrimonio perché i suoi genitori, due attori di teatro, litigavano di continuo. Nel corso del film Jerry s’innamora della dottoressa, compra un libro intitolato “Inibizioni ossessive nascoste nell’Io inconscio” e, per aiutarla a mettere alle spalle il doloroso passato, le dice: “Avete solo un leggero complesso. Voi siete vittima di vergogne ossessive. Le vergogne ossessive sono nascoste nell’Io inconscio, capite? Voi state indietreggiando e l’indietreggiare è una difesa automatica usata contro i complessi di colpa, razionalizzata all’infinito ed usata ad uso aberrante del complesso di Edipo. Volete ascoltarmi solo un minuto? Scordate dei paroloni dei quali non so neanche il significato. Ma io so questo; so che voi amavate Richard e Richard amava voi. E quando lui morì sentiste quasi una colpa perché era toccato a lui, invece che a voi. State disprezzandovi per qualcosa di cui non avete colpa. E’ come punire voi stessa per essere ancora viva. Scommetto che se ne parlate vi farà bene. Su raccontate…”  Il film non è irresistibile ma strappa qualche e là tiepido sorriso e rinnova la stereotipata rappresentazione dei tecnici della mente sempre più nevrotici, frustrati ed insoddisfatti dei pazienti che hanno in cura.

 

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