Perché quelle strane gocce sul corpo di Jennifer?

di Giuliano Carmineo con Edwige Fenech, George Hilton, Paola Quattrini, George Rigaud, Annabella Incontrera - Italia – 1972 – Durata 97’ - V.M 14

 

Una prostituta è pugnalata nella cabina di un ascensore ed, a breve distanza di tempo, una ballerina mulatta che si esibisce in un night club, affogata in una vasca da bagno. Andrea (George Hilton) un facoltoso architetto affetto da una patologica fobia del sangue incontra Jennifer (Edwige Fenech) e Marylin (Paola Quattrini) due fotomodelle squattrinate e propone loro di andare a vivere nell’appartamento che un tempo era stato teatro dell’omicidio. Poco dopo anche Marilyn cade sotto i colpi del sanguinario assassino ed i sospetti della polizia ricadono su Andrea. Jennifer, innamorata dell’uomo, non crede alla sua colpevolezza e riesce a smascherare l’assassino, un anziano violinista (George Rigaud) che uccideva le vittime, colpevoli di aver trascinato nel vizio e nella corruzione Sheena (Annabella Incontrera) la sua figlia adorata.

Giallo di buona fattura che mantiene alta la suspense ed intriga fin dalle prime battute. Il regista s’affida ad alcuni elementi classici del genere, edulcora la trama con la caratterizzazione di alcuni personaggi secondari e spruzza la storia con qualche elemento inquietante; su tutti la strana figura di Adan, ex marito di Jennifer, fondatore di una setta, contrassegnata dal candore dell’iris e che professa l’amore di gruppo. In apertura del film, la donna si concede malvolentieri ad un adepto ed Adan, per rincuorarla le dice: “E’ il solo modo di liberarsi. Per essere viva devi ridurti ad una cosa ed una cosa può essere presa da tutti. Una cosa non è schiava di nessuno.” Jennifer si libera dell’uomo ma la sua presenza minacciosa aleggia egualmente per tutta la vicenda.

Come in ogni giallo che si rispetti Carmineo mischia un po’ le carte e lascia cadere i sospetti su un uomo con il volto sfigurato e mentalmente disturbato che abita nell’appartamento attiguo a quello della mulatta. Non manca, infine, un piccolo accenno ad un evento traumatico che avrebbe scatenato in Andrea la sua paura del sangue; quando era bambino era in auto con suo padre ma per un incidente stradale rimase intrappolato nell’abitacolo e sul suo viso continuava a gocciolare il sangue del padre deceduto. Il titolo del film viene spacciato per un verso dei Poemi di Ossian di James MacPherson che, in realtà, ha per nome Uno strano fiore con cinque gocce di sangue.