Perché quelle strane gocce sul corpo di
Jennifer?
di Giuliano Carmineo con Edwige
Fenech, George Hilton, Paola Quattrini, George Rigaud, Annabella Incontrera - It
Una prostituta è pugnalata
nella cabina di un ascensore ed, a breve distanza di tempo, una ballerina
mulatta che si esibisce in un night club, affogata in una vasca da bagno. Andrea
(George Hilton) un facoltoso architetto affetto da una patologica fobia del
sangue incontra Jennifer (Edwige
Fenech) e Marylin (Paola Quattrini) due fotomodelle squattrinate e
propone loro di andare a vivere
nell’appartamento che un tempo era stato teatro dell’omicidio. Poco dopo anche
Marilyn cade sotto i colpi del sanguinario assassino ed i sospetti della polizia
ricadono su Andrea. Jennifer, innamorata dell’uomo, non crede alla sua
colpevolezza e riesce a smascherare l’assassino, un anziano violinista
(George Rigaud) che uccideva le vittime, colpevoli di aver trascinato nel vizio
e nella corruzione Sheena (Annabella Incontrera) la sua figlia adorata.
Giallo di buona fattura che
mantiene alta la suspense ed intriga fin dalle prime battute. Il regista
s’affida ad alcuni elementi classici del genere, edulcora la trama con la
caratterizzazione di alcuni personaggi secondari e spruzza la storia con qualche
elemento inquietante; su tutti la strana figura di Adan, ex marito di Jennifer,
fondatore di una setta, contrassegnata dal candore dell’iris e che professa
l’amore di gruppo. In apertura del film, la donna si concede malvolentieri ad un
adepto ed Adan, per rincuorarla le dice:
“E’ il solo modo di liberarsi. Per essere viva devi ridurti ad una cosa ed una
cosa può essere presa da tutti. Una cosa non è schiava di nessuno.” Jennifer
si libera dell’uomo ma la sua presenza minacciosa aleggia egualmente per tutta
la vicenda.
Come in ogni giallo che si rispetti Carmineo mischia un po’ le carte e lascia cadere i sospetti su un uomo con il volto sfigurato e mentalmente disturbato che abita nell’appartamento attiguo a quello della mulatta. Non manca, infine, un piccolo accenno ad un evento traumatico che avrebbe scatenato in Andrea la sua paura del sangue; quando era bambino era in auto con suo padre ma per un incidente stradale rimase intrappolato nell’abitacolo e sul suo viso continuava a gocciolare il sangue del padre deceduto. Il titolo del film viene spacciato per un verso dei Poemi di Ossian di James MacPherson che, in realtà, ha per nome Uno strano fiore con cinque gocce di sangue.