La nona configurazione (The Ninth
Configuration)
di William Peter Blatty
con Stacy Keach, Scott Wilson, Jason Miller, Tom Atkins, Moses Gunn, Robert
Loggia, Joe Spinell - USA – 1980 – Durata
Il governo americano ha
trasformato un vecchio castello del Bronx in un ospedale psichiatrico per curare
soldati, ufficiali e marines reduci dalla guerra del Vietnam. Il colonnello
Hudson Kane (Stacy Keach) psichiatra anticonformista è il nuovo direttore della
struttura e lega immediatamente con il tenente Reno (Jason Miller), appassionato
di teatro classico, con il maggiore Krebs (Tom Atkins) e con il capitano Billy
Cutshaw (Scott Wilson) un astronauta impazzito che si era rifiutato di partire
per
Pellicola claustrofobica, ai limiti del surreale, girata (quasi) totalmente nell’oscuro e tenebroso castello-manicomio. Il regista predilige un taglio dal respiro teatrale e sin dalle prime battute s’intuisce che qualcosa di dirompente sconvolgerà quel fittizio e precario equilibrio che regna nel manicomio. In quell’insolito luogo di cura il tempo sembra congelato ma il fuoco cova sotto la cenere e nel finale incandescente il vero Hudson Kane svela agli altri militari il doloroso segreto: “Appena arrivò negli Stati Uniti lo tenevamo sotto controllo. Sembrava che fosse sull’orlo di un esaurimento nervoso molto grave ma poi il nostro computer fece cilecca e spedendolo finì per dargli un’occasione, una maniera di guarire evitando di scandagliare sul suo male, per nascondere le proprie colpe. Ma più che altro era un modo per levarsi di dosso quel marcio, un auto punirsi per aver ucciso indiscriminatamente. Prima fu solo una pretesa ma, sulla via del ritorno dal Vietnam diventò; l’odio feroce per il Kane assassino divenne negazione ed anche una sua proiezione. “Un altro ha ucciso così, non io”. In un altro momento la negazione divenne così forte che cancellò totalmente l’identità di Kane; lui soppresse il Kane che uccideva per evidenziare il bene che c’è in ognuno di noi. E’ possibile, eccetto quando si sogna. Sperimentavamo, capite? Si stava dentro la situazione, guardando fuori un paziente che funzionava da psichiatra, senza preconcetti. Speravamo che avesse trovato una risposta o qualche nuova spiegazione. E credo che con questi uomini ci sia riuscito.”
Il manicomio essendo una fortezza medievale è freddo ed imponente. Dal romanzo Twinkle, Twinkle, Killer Kane dello stesso William Peter Blatty.