Neverland – Un sogno per la vita" di Marc Foster – USA 2005

Dai tempi del sesso degli angeli, si sa, spesso l’uomo è capace di arrovellarsi su questioni apparentemente futili e stupide. Una di queste fu quella che alimentò le accese discussioni dei critici cinematografici, sulla distinzione tra "cinema" e "film". In questa sottile (bizantina?) "querelle", c’era chi affermava che far cinema equivaleva a dar forma ad un luogo immaginario, metafisico (e dell’anima); all’opposto, un film era un’opera composta solo da una sequenza di immagini in successione. "Neverland – Un sogno per la vita" potrebbe essere il classico esempio da collocare nel mezzo delle due categorie. Il film narra le vicende di James Matthew Barrie (Johnny Depp) un scrittore e drammaturgo, inventore dell’intramontabile personaggio di Peter Pan. La storia si dipana dall’incontro casuale, in un parco, tra lo scrittore (sposato con una giovane moglie) e una famigliola (Llewelyn Davies) composta da un nugolo di ragazzini (tra cui il piccolo Peter) e la loro incantevole madre (Kate Winslet) divenuta, precocemente, vedova. Nonostante il divieto della madre di lei (Julie Christie), Barrie continuerà a frequentare i Llewelyn Davies ed a sfidare la disapprovazione dei benpensanti borghesi. Il finale sarà tragico e melanconico. Tralasciando le noti polemiche (in salsa pedofilica) che accompagnarono il personaggio al tempo, il regista ci narra di questo geniale scrittore che riuscì, magicamente, ad entrare in contatto con il mondo dei bambini. Pellicola sulle nostre parti infantili, castigate e trattenute, per troppo tempo nei nostri abiti di adulti e che se, liberate, potrebbero dar vita ad un mondo migliore. Il film è un inno alla fantasia ma rimane impagliato nello stile e soffre di una struttura narrativa anomala ed indecisa che attraversa, in maniera tradizionale, i generi più svariati.; strizza l’occhio al pubblico dei bambini, coniuga qua e là il genere fantasy e rifà il verso ai classici melò strappalacrime di un tempo. Seppur bravo Johhny Depp sembra imprigionato come tutto il film. Cameo di Dustin Hoffman, nelle parti di un coraggioso impresario teatrale. Tratto dal testo teatrale di Alan Knee "The man who was Peter Pan".

 

Recensione pubblicata su L'Articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 10-02-2005

 

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