Il mistero dei templari" di Jon Turtletaub – 2004

 

Ricordate Licio Gelli e la Loggia massonica P2? Politici, generali, banchieri, Silvio Berlusconi, Maurizio Costanzo, Rizzoli, Tassan Din, Gervasio e perfino Alighiero Noschese ne facevano parte. Si diceva, al tempo, che erano rappresentanti di un potere occulto che voleva scardinare la democrazia nel nostro paese. Jon Turtletaub c'informa che, in tempi non sospetti, la massoneria esisteva anche in America. Washington, Franklin ed altri firmatari della Dichiarazione d'Indipendenza non solo ne facevano parte ma sul retro della storica pergamena avevano nascosto degli indizi per il ritrovamento di un immenso tesoro.

Benjamin Franklin Gates (Nicolas Cage) è un adulto che crede ancora alle favole. Sin da quando era piccolo aveva ascoltato il nonno che gli parlava di questo inestimabile tesoro, mai scoperto, appartenuto, un tempo, ai Cavalieri Templari. Anche suo padre (Jon Voight) c'era cascato ed aveva dedicato (inutilmente) la sua vita a questa ricerca. Benjamin è però un tipo testardo ed indizio dopo indizio, fa tappa prima a Filadelfia e poi, infine, nella Grande Mela. Ma Ian Howe (Sean Bean) il "cattivo" di turno ha deciso di rubare la Dichiarazione d'Indipendenza e di complicargli (ulteriormente) la vita.

Il film è costruito bene e può appassionare i fini risolutori d'enigmi. Tiene per la prima ora poi diventa ripetitivo ed il giochetto "nuovo indizio, nuova pista" ti stanca e ti annoia. Turtletaub mostra l'ennesimo yankee che supera ogni ostacolo senza scoraggiarsi mai e che giunge diritto alla meta ma soprattutto rende omaggio a quei miti familiari che si tramandano di generazione in generazione. Nicolas Cage, si cimenta in un ruolo diverso dai precedenti ma è più credibile in quello del personaggio inquieto e disperso, la dolce Diane Kruger è la classica donna che infiammerà il suo cuore ed Harvey Keitel un simpatico poliziotto-segugio I dialoghi sono fiacchi ma dal piattume generale va salvata (almeno) questa battuta: "Sai che Thomas Edison prima di inventare la lampadina collezionò duecento fallimenti. Lui diceva: Non ho fallito, ma ho dimostrato duecento modi per non far funzionare una lampadina.

 

Recensione pubblicata su L’Articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 07-01-2005

 

Torna alla Homepage »