Vedi Napoli e poi Moore

 

 

C’è chi fa vita sportiva, segue un’alimentazione equilibrata ed è sano come un pesce e chi, invece, per gli acciacchi del tempo o per il sopraggiungere di qualche impertinente malattia si trova ad assumere, di tanto in tanto, una bustina di Mesulid, una fiala di Voltaren, delle gocce di Methergin o di Hydergina, delle compresse di Anafranil o di  Tegretol. Ma cosa hanno in comune questi farmaci così diversi tra loro? Perché accostare degli antidolorifici con dei farmaci che bloccano l’emorragia, favoriscono la circolazione del sangue o sono impiegati nella cura della depressione? L’unico filo che li lega tra loro è che sono tutti prodotti dalla multinazionale svizzera Novartis, assunta ultimamente (ahinoi) agli onori delle cronaca per una triste e squallida faccenda. Ma facciamo prima un salto indietro. Nel 1999  trentotto case farmaceutiche avevano intrapresero una causa contro il governo sudafricano, presieduto allora dal premio Nobel per la Pace, Nelson Mandela, colpevole di aver acquistato dei farmaci anti AIDS prodotti in Thailandia ad un prezzo decisamente più basso rispetto a quello imposto dal mercato tradizionale. La reazione dell’opinione pubblica fu così violenta che i “signori della salute” nel 2001 dovettero fare, controvoglia, marcia indietro. La Novartis, nota casa farmaceutica svizzera che detiene il brevetto di molte molecole, incluse quelle per la cura dell’AIDS, ha riaperto le ostilità ed ha intentato causa contro il governo indiano, reo di produrre, autonomamente, dei farmaci generici a basso costo. Alla fine di gennaio presso l'alta corte di Madras si discuterà la causa e c’è già chi sta affilando le armi. L’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere ha denunciato questo scandalo ed ha già raccolto, a livello internazionale, ventimila firme per chiedere alla casa farmaceutica svizzera di desistere dai suoi propositi. I più bellicosi già hanno suggerito di boicottare tutti i farmaci prodotti dalla casa farmaceutica svizzera; altri, invece, sono più ottimisti e ritengono che ci siano ancora dei margini di manovra e che, come avvenne  nel 2001 la pressione dell’opinione pubblica internazionale indurrà la Novartis a cedere il passo. Ma la risoluzione della vertenza è questione di poco conto perché ci sono in ballo cifre da capogiro. Fino al 2005 l’India non riconosceva i brevetti sui medicinali e produceva più della metà dei farmaci generici a prezzi accessibili, inclusi quelli impiegati per la lotta contro l’AIDS. Dato il loro costo accessibile gli altri paesi in via di sviluppo e l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere si rivolgeva al governo indiano per l’acquisto dei farmaci di prima necessità. Grazie a questa scelta che ha sconvolto le rigide regole del profitto, il governo indiano ha permesso che nel mondo si potessero curare milioni di persone. Ma nel 2005 l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha imposto all’India di rispettare i brevetti sui farmaci. Abbiamo chiesto al Prof. Massimo Morlino, psichiatra del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università “Federico II” di Napoli, un parere su questa sconcertante vicenda. “Non credo sia giusto demonizzare le aziende farmaceutiche anche perché per studiare e lanciare un nuovo farmaco occorrono grossi investimenti Però l’eccesso di competitività e/o il bisogno esasperato di aumentare gli utili possono portare a delle distorsioni che oltrepassano i confini della legalità e dell’etica. Il diffondersi dell’AIDS, in particolare in Africa, ha fatto emergere in maniera più vistosa il problema dell’approvvigionamento di farmaci il cui costo era proibitivo per i paesi più poveri. Vi è in questo caso un evidente conflitto tra le aziende farmaceutiche che reclamano un rispetto delle leggi di mercato valide per la nostra società opulenta e l’esigenza di salute che dovrebbe essere un diritto di tutti, al di là dei confini geografici e delle risorse disponibili. A mio avviso è quindi indispensabile che le organizzazioni umanitarie, l’OMS e l’Health Action Internetional for Africa e gli altri organismi internazionali obblighino le aziende farmaceutiche a garantire dei prezzi calmierati per i farmaci salva vita e per quelli che sono impiegati nella cura dell’AIDS.

 

La Voce della Campania" - Numero 02- Febbraio 2007

 

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