Mia dolce assassina
di Claude Miller con Michel Serrault, Isabelle Adjani, Isabelle Ho, Sami Frei
– Francia – 1988- Durata
Beauvoir (Michel Serrault) investigatore
privato, soprannominato “l’occhio” per la sua scaltrezza è tormentato dal
ricordo della sua amata figlioletta morta da anni di cui custodisce, come una
reliquia, una foto che la ritrae a scuola con le sue compagne di classe.
All’agenzia di investigazione dove lavora si presentano i ricchissimi coniugi
Hugo; Paul, il loro primogenito si è invaghito di Marie (Isabelle Adjani) ed i
genitori desiderano avere delle informazioni su questa misteriosa ragazza.
Beauvoir inizia a pedinare i giovani innamorati e ben presto scopre che il vero
nome di Marie è Catherine Leiris e che ha vissuto sempre senza l’affetto
paterno. Attratto dal suo viso angelico e dai suoi modi delicati e gentili,
inizia a provare per lei un’irresistibile desiderio di proteggerla. Con cinica e
fredda determinazione, dopo avergli spillato un po’ di quattrini, Marie elimina
Paul ma Beauvoir, invece di denunciarla, la segue, come un segugio, per
l’Europa. La dolce assassina cambia continuamente identità e dopo aver avuto un
‘avventura galante con Cora (Isabelle Ho) l’uccide per sottrarle i suoi
preziosi. S’innamora poi di Ralph Forbes (Sami Frei) un ricchissimo architetto
svizzero, non vedente a cui si presenta sotto le mentite spoglie di Charlotte e
tenta successivamente una rapina che costa la vita a Betty, la sua complice. Ma
la tragedia è dietro l’angolo.
Film che inizialmente sembra ricalcare
gli stilemi del classico polàr francese ma dopo qualche battuta s’intuisce che
le vere intenzioni del regista sono quelle di voler raccontare la struggente
storia di un padre che, dopo aver perduto in tenera età la figlia, l’allucina in
Catherine. Per tutto il film il regista non regala alla protagonista un minimo
ripiegamento si se stessa, né il più flebile pentimento per i delitti commessi
ma la descrive come una donna algida e dal cuore di pietra che uccide le
vittime, programmando il suo piano,
con calcolo e senza un minimo di emozione,
Beauvoir la segue a distanza, scambia
con lei solo qualche battuta lasciando che la propria fantasia travalichi la
realtà e dopo la morte di Catherine, come d’incanto, la foto della figlia,
virata seppia, sul finale, prende vita. Tratto da
The eye of Beholder di Marc Behm.