Matrimoni e pregiudizi di Gurinder Chada - 2004

 

 

Avete in mente l'ultimo spot della Coca Cola con il cameriere che si rivolge all’odiata padrona ed all'improvviso, inizia a cantare, attorniato da un intero corpo di ballo?  Questo tipo di cinema commerciale è stato inventato in India ed è prodotto a Bombay. Soprannominato Bollywood perché strizza, in modo palese, l'occhio alle produzioni americane, tra venti anni diventeranno oggetto di culto e faranno il pari con i nostri spaghetti-western, i film dell'orrore di Fulci e Bava, i B-movie di Roger Corman e le vecchie pellicole di kung-fu interpretate da Bruce Lee.

Matrimoni e pregiudizi" è l'ultima opera di Gurinder Chada ed è una rielaborazione del famoso romanzo "Orgoglio e pregiudizo" di Jane Austen.

La trama è la classica storia d'amore sofferta e contesa che termina con l'happy-end finale. Lalita (Aishawarya Rai) una bella ed emancipata indiana incrocia Darcy, uno spocchioso e presuntuoso miliardario americano (Martin Henderson). E' il classico amore a prima vista. Ma i due, prima di cedere alle frecce di Cupido, si scambieranno per tutto il film, battutine velenose e  sarcastiche. Per mescolare un po' le carte (e far ingelosire il belloccio americano) la regista introduce sulla scena un divertentissimo Mr. Kholi (Nitin Ganatra) un ricchissimo pretendente indiano che vive da anni a New York ed un ombroso e muscoloso americano.

Come tutti i musical che si rispettano le canzoni la fanno da padrona ma già dopo il primo ed interminabile balletto (della durata di circa dieci minuti) si comprende dove la regista voglia andare a parare. I dialoghi sono banali e scontati, la trama inesistente e prevedibile ed allo spettatore non resta che gustarsi (sic!) le sdolcinate canzoncine che i protagonisti cantano a passo di danza. Del film si salvano i colori, le coreografie (curate dalla star locale Saroj Khan) e qualche divertente affondo sulla mentalità prevaricatrice ed imperialista del popolo americano. Film per amatori. Peccato perché Gurinder Chada era apparsa più spontanea e convincente nel suo precedente "Sognando Beckam”.

 

Recensione pubblicata su L’Articolo – Redazione napoletana de l’Unità -4-1-2005

 

 

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