La sai l’ultima sui matti che scrivono libri sui film coi matti?

 

Non andiamo per ordine. Il personaggio piu’ matto che conosca del mondo del cinema e’ il vecchio Screwball Squirrel ideato da Tex Avery. Uno scoiattolo di cartone, ovviamente. E’ cosi’ matto che, oltre a fare i soliti numeri come credersi Napoleone, finira’ stritolato dal cane piu’ forte e ottuso del mondo per mai piu’ tornare in vita solo per fornirci la piu’ assurda parodia dei personaggi di “Uomini e topi” di John Steinback. La battuta migliore che abbia sentito su uno psicanalista e’ invece quella che fa Jerry Lewis, anzi il suo doppio Buddy Love, al preside dell’universita’ in “Le folli notti del dottor Jerryl”. “Mi ci aveva pizzicato una volta uno di questi pizzi-canalisti. Mi disse che avevo una doppia personalita’ e mi chiese quattrocento dollari. Gliene diedi duecento. Gli altri duecento poteva chiederli al mio doppio”. Per quanto riguarda il miglior sogno psico-cinematografico sono indeciso tra il superclassico dell’orologio senza lancette di “Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman e l’orologio con le lancette-mannaia che tagliano la testa di pazienti e dottori nel fondamentale, ma mai piu’ rivisto, “David e Lisa” di Frank Perry. Ma chi stava sognando. David o Lisa? E la psico-parodia piu’ folle? Sicuramente “Psicosissimo” con Tognazzi e Vianello, che c’entra poco o niente con il film di Alfred Hitchcock.

Ecco. Detto che tutti i dizionari che trattano i film per vie trasversali sono i benemeriti nel mondo dell’editoria cinematografica, perche’ offrono sguardi diversi e quindi lontani dalla noia corrente del settore, questo che tratta di film dedicati a psicanalisi-psicanilisti-fuori di testa-picchiatelli-e soci vari si distingue perche’ mette sullo stesso piano film di genere e film ritenuti comunemente alti, thriller, horror, commedie sexy e opere autoriali. Pratica non cosi’ diffusa come sembrerebbe, proprio perche’ sempre di piu’ chi scrive di cinema alto non si vuole occupare di cinema basso e viceversa. Come se fossero mondi che, da una parte e dall’altra, e’ meglio non contaminare. Non sapendo, poi, che anche scrivendo di cinema basso o di genere, si corrono poi gli stessi terribili rischi che si corrono con il cinema alto, cioe’ esagerare nelle visioni autoriali e nei trombonisti critici. Unire con uno stesso sguardo film diversi, invece, offre la possibilita’ di non cadere nelle trappole dell’autorialita’, di volare leggeri rincorrendo altri percorsi. Addirittura il filo rosso della psicanalisi o degli psycho cult. Anche perche’ quando si mettono in scena storie psicanalitiche, sia nel cinema alto che nel cinema basso, si cade spessissimo in deliri stracultissimi che portano al sorriso. E, ovviamente, tanto piu’ alto sara’ il film di partenza, tanto piu’ alta (o piu’ bassa, se volete) sara’ la risata. Al punto che, anzi, il delirio psicanalitico come svelamento di qualche terribile segreto da thriller sara’ piu’ “normale” dentro un film di genere e assolutamente indigesto dentro un film con pretese autoriali. Al film di genere, cioe’, permettiamo la leggerezza della psicoletturina, al film alto no, perche’ ci porta in un groviglio da cattive indigestioni di Bergman e Allen, Fellini e Antonioni che, spesso e volentieri, non accettiamo di buon grado neppure da questi autori. Pensiamo solo al diverso atteggiamento che avevamo negli anni ’60 di fronte ai due Risi, Dino e Nelo, entrambi medici, entrambi registi, ma il primo maestro di commedie che a volte sforavano in piccole letture psicanalitiche e l’altro campione assoluto del cinema psicanalitico dopo “Diario una schizofrenica”. Allora, gia’ confondere in un dizionario registi e film cosi’ diversi, da Mariano Laurenti a Fritz Lang, oltre tutto trattandoli con analoga serieta’, mi sembra un tratto curioso, una via originale per un elenco di cinefollie che sono poi quelle che ci capita di vedere in sala e in tv tutti i giorni, gia’ confuse fra loro nelle nostre schizzate visioni.

Marco Giusti autore televisivo (Blob, Blobcartoon…) regista, studioso di cinema e pubblicità collabora a Il Manifesto, L’Espresso, e Il Venerdì di Repubblica. Ha pubblicato il Dizionario dei film italiani Stracult, Il Dizionario dei cartoni animati e Il grande libro di Carosello. Ha lavorato sui testi di Totò (Totò si nasce, Mondadori) Peppino de Filippo (Pappatone e non solo, Mondadori) Aldo Fabrizi (Riavete fatto caso, Mondadori) Roberto Benigni ( E l’alluce fu, Einaudi) Massimo Troisi (Il mondo intero proprio, Mondadori) Carlo Verdone (Fatti coatti, Mondadori