Salvatore Maira e le donne di San
Giuliano
Salvatore Maira è uno dei
trentacinque registi che fanno capo a "Cinema del presente", associazione senza
fini di lucro che raggruppa i più importanti registi italiani. A
testimoniare il suo impegno civile il documentario "Le donne di San Giuliano"
che sarà presentato lunedì sera alle ore
"Sono capitato a San Giuliano per caso perché avevo accompagnato Mario Berardi, il produttore dell'Associazione. Era trascorso quasi un mese dalla tragedia. C'erano ancora le roulotte, le baracche e le tende. Gli uffici della prefettura e del comune erano accampati nel Palazzetto dello Sport, una struttura, tra l'altro, non ancora terminata. I genitori dei bambini morti si erano ritagliati, con dei pannelli divisori d'emergenza, uno spazio in un'ala dell'edificio ed accomunati dallo stesso dolore, facevano tutto insieme. Mi colpì quella gente si nutriva del loro stesso dolore. L'unico conforto per loro era il contatto con il mondo esterno, mediante i fax ed i messaggi che ricevevano da tutta Italia. Il dolore reificato era l'unica modalità che avevano per non entrare in contatto con la loro reale sofferenza e per rimandare il più possibile l'elaborazione del lutto. E quando ad alcuni di loro accennai questa mia ipotesi, nessuno mi diede ascolto. Non li ho sentiti più e dopo mesi ho capito che era scoccata la crisi. Allora sono andato lì ed ho girato il documentario. Come prevedevo quell'armonia si era rotta irrimediabilmente ed era iniziata la stagione delle accuse e delle liti."
La prima parte del documentario ricostruisce la cronaca degli avvenimenti, lo strazio dei familiari, le polemiche che seguirono. La seconda entra nelle storie individuali delle persone. Il titolo è un esplicito riferimento alla parola data alle donne, siano esse madri od insegnanti. Il documentario sarà poi proiettato al Festival di Annecy e girerà poi per l'Italia. Ma Salvatore Maira prevede già che il suo documentario sarà boicottato.
"Il documentario è
anche un atto d'accusa contro
Su quella tragica vicenda è tuttora in corso un'inchiesta. C'è chi sostiene
che il crollo della scuola fosse da addebitare alla sopraelevazione, posta sul
vecchio edificio. Altri, ribattono che questa tesi è assolutamente infondata. In
quell'enorme tragedia ci fu chi fu colpito più duramente di altri. Ci fu chi
perse i due figli gemelli. Ad una madre, l'anno precedente era già morta una
figlia per una grave malattia. Ed in quella estrema sofferenza anche il destino
ci mise lo zampino. Si narra che quel giorno la moglie del sindaco doveva fare
una commissione in un altro paese e che la figlia le avesse chiesto di andare
con lei e di non andare a scuola. La madre non volle sentire ragioni e
sembrerebbe che per rinforzare il suo diniego, quella mattina avesse anche dato
anche uno "schiaffetto" alla figlia.
L’Articolo – Redazione napoletana de L’Unità – 4-9-2004