Love Story

di Arthur Hiller con Ali MacGraw, Ryan O'Neal, Ray Milland - USA – 1970 – Durata 99’

 

Olivier Barret IV (Ryan O'Neal) figlio di miliardari frequenta legge all’università di Havard dove incontra la dolce e tenera Jenny (Ryan O'Neal) una ragazza povera, figlia di immigrati italiani. I due s’innamorano e si sposano contro il volere di Olivier Barret II (Ray Milland) il padre del ragazzo che lo disereda. Dopo poco, a Jenny diagnosticano un male incurabile ed il loro sogno d’amore naufragherà.

Il regista sa dosare furbescamente gli ingredienti della vicenda e gioca sulla differenza di classe tra i due protagonisti, alternando illusioni e delusioni, gioie e dolori, lacrime e sorrisi. Jenny è descritta come una ragazza spontanea, volitiva, senza peli sulla lingua che studia polifonia rinascimentale; Olivier come un ragazzo timido, con la passione per l’hockey, oppresso dal peso della figura paterna che vuole programmare e decidere la sua vita. La leucemia spazza via il sogno di Jenny ed in luogo della fiaba a lieto fine la sua vita diventa ben presto un calvario, ricco di atroci sofferenze. Per amplificare ancora di più la drammaticità della vicenda. Hiller si affida all'uso massiccio dei primi piani della giovane, graziosa e sorridente protagonista, lasciando che l’ammiccante colonna sonora composta da Francis Lai faccia il resto. Il regista mostra il medico che informa Olivier della malattia della moglie e gli consiglia di comportarsi con lei, in maniera normale, come se nulla fosse accaduto. Olivier è frastornato ma segue alla lettera le sue indicazioni e quando Jenny scopre il proprio male, si rivolge al marito e, sarcasticamente, gli dice: “Non fa male, Olivier, davvero! E' come cadere in un burrone al rallentatore. Solo che vorresti aver già voluto toccare il fondo”. Lanciato con la frase “Amare significa non dover mai dire mi dispiace”, il film,  melenso e strappalacrime, ebbe uno straordinario successo di pubblico e rastrellò sei nomination agli Oscar (1970) ma solo Francis Lai vinse la statuetta per la migliore colonna sonora. David di Donatello (1971) per Ali MacGraw come migliore attrice straniera  e per Ryan O’Neal come miglior attore straniero Il film ebbe un sequel Oliver's Story (1979) di John Korty con Ryan O'Neal e Candice Bergen. Dal best seller di Erich Segal.

 

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