Ladybird Ladybird

di Ken Loach con Crissy Rock, Vladimir Vega -  GB - 1994 – Durata 102’

 

Maggie (Crissy Rock), proletaria londinese, nella sua vita ha incontrato soltanto uomini che, dopo averla gonfiata di botte, l'hanno messa incinta ed abbandonata al proprio destino. Nonostante le difficoltà, lei si é sempre presa cura dei suoi quattro figli, nati tutti da relazioni diverse. Una sera va in un pub con gli amici; a casa sua scoppia un incendio ed i suoi bambini, lasciati da soli, si salvano per miracolo. Dopo questo incidente il Servizio Sociale, ritenendola incapace di accudirli, le sottrae i figli. Maggie, poco attrezzata culturalmente, prova a riprenderseli ma ogni suo tentativo è vano. S’innamora di Jorge (Vladimir Vega), esule politico del Paraguay, e mette al mondo due figli che le vengono egualmente sottratti dai servizi sociali. Neanche questa rinnovata e sordida violenza istituzionale, perpetuata ai suoi danni la fermerà e Maggie, dopo aver messo al mondo altri tre bambini, riuscirà finalmente a costituire con Jorge quel nucleo familiare così ardentemente desiderato

Mostrando grandi doti di equilibrio e di rigore formale, Loach ci regala la vicenda di Maggie, una proletaria che non è in grado di razionalizzare il proprio dolore, né di comprendere la complessità e le storture della macchina burocratica. Invano, prova a cacciare gli artigli ma la sua rivolta istintiva ed emotiva non può nulla contro la cieca e disumana violenza istituzionale. Gli insensibili ed ottusi assistenti sociali, ad uno ad uno, senza troppi scrupoli, le sottraggono l’affetto dei suoi bambini e leggono i suoi comportamenti ribelli come manifestazioni evidenti della sua instabilità emotiva e della sua incapacità di accudire i piccoli. Loach carica un po’ troppo il dolore della protagonista che, di fronte alle violenze subite per tutto il film, urla, piange e si dispera ed invece di promuoversi come un adulta consapevole e responsabile, appare incapace di scegliere la via della mediazione e dei compromessi. La scrittura filmica è asciutta ed essenziale e con la sua telecamera Loach non molla mai la sua preda ma riesce ad alleggerire la vicenda con delle battute caustiche e divertenti. Sullo sfondo l’Inghilterra proletaria e senza lavoro alle prese con i mille problemi legati alla muti etnicità. Il titolo rimanda ad una filastrocca popolare. Premio a Crissy Rock come migliore attrice al Festival di Berlino 1994. Nastro d’argento 1994 a Ken Loach come miglior regista europeo.

 

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