La dama rossa uccide sette volte

di Emilio Miraglia con Barbara Bouchet, Ugo Pagliai, Marina Malfatti, Rudolf Schundler -- Italia - 1972- Durata 98’- V.M 14

 

Una leggenda narra che ogni cento anni la “dama rossa” compare nel castello dei Wildenbruck, si reincarna in una sua discendente ed uccide sette volte. Nell’anno nel quale si dovrebbe compiersi la terribile profezia, il vecchio conte Tobias Wildenbruck (Rudolf Schundler)  muore in circostanze misteriose e dispone nel testamento che Kitty (Barbara Bouchet) e sua cugina Franziska (Marina Malfatti) beneficiari delle sue ricchezze possano usufruire dei suoi beni allo scadere dell’anno successivo. La “dama rossa”, intanto,  miete le sue vittime e cadono sotto i suoi colpi un losco ricattatore ed un paio di indossatrici che lavoravano per la Springe, un’azienda diretta da Martin Hoffmann (Ugo Pagliai) amante di Kitty. Anche Elisabeth, moglie di Martin, rinchiusa in manicomio è barbaramente assassinata e Martin è l’indiziato numero uno. Dopo la lunga scia di delitti il fantasma di Evelyn, sorella di Kitty, morta da bambina alcuni anni addietro, annegata nel lago, sembra riemergere dal nulla. Nel caotico e stiracchiato finale l’assassina è smascherata.

Giallo che promette bene ma che, nel corso della narrazione, si trasforma in una matassa troppo difficile da districare. Le vittime muoiono, a turno, come birilli e l’idea che la dama rossa si sia incarnata nella sanguinaria assassina è poco originale. Il film inizialmente sembra ricalcare gli stilemi del gotico e si apre con l’anziano Tobias che prendendo spunto da un dipinto che campeggia in salotto e che mostra una dama nera pugnalare alle spalle una dama rossa e racconta alle nipotine l’antica maledizione che aleggia in quel castello; cento anni prima la dama rossa spregiudicata e disinibita era stata uccisa da sua sorella la dama nera, una creatura docile, buona e gentile ingelositasi della sorella l’aveva uccisa con sette pugnalate e da allora il fantasma della dama rossa ricompariva ogni cento anni, si reincarnava in una donna e mieteva sette vittime. Abbandonate le fascinazioni legate alle antiche maledizioni il film si disperde in mille rivoli e s’impiglia stancamente su se stesso.  Sullo sfondo la disperata la figura di Elisabeth, una donna con la mente in frantumi, in preda a delle allucinazioni visive, a cui la “dama rossa”, prima di assassinarla, prometterà di farla fuggire dal manicomio.

 

 

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