Kate & Leopold

di James Mangold  con Meg Ryan, Hugh Jackman, Liev Schreiber, Spalding Gray, Natasha Lyonne  - USA – 2001 – Durata 121’

 

Agli inizi del Duemila Stuart (Liev Schreiber) un eccentrico inventore (Liev Schreiber) scopre che sotto il ponte di Brooklyn c’è una porta del tempo attraverso la quale è possibile ritornare nella New York del 1876, anno in cui fu inaugurata l’opera. Stuart ritorna al presente e trascina con sé, senza volerlo, Leopold (Hugh Jackman) duca di Albany, giovane affascinante ma senza il becco di un quattrino che, dopo qualche intoppo, si integra perfettamente nella vita di tutti i giorni ed espugna il cuore di Kate (Meg Ryan) manager in un'agenzia pubblicitaria ed ex fidanzata di Stuart. Un finale romantico chiude la vicenda.

Commedia deboluccia ma piacevole che propone senza molta originalità il tema del ritorno indietro nel tempo. La vicenda è prevedibile e scontata ma si anima improvvisamente dopo un incidente di cui rimane vittima Stuart che vuole riportare Leopold indietro nel tempo. Qualche giorno prima del fatidico giorno cade ed è ricoverato in ospedale. Lui ha fretta di essere dimesso, e sempre più nervoso, da in escandescenze. Il dottor Martin Geisler (Spalding Gray) ascolta la sua storia, si convince che è matto, lo ricovera in una clinica psichiatrica e gli prescrive degli psicofarmaci. Stuart intuisce che nessuno crede alla sua storia e, con amarezza, si rivolge a Darci (Natasha Lyonne) una giovane e tenera infermiera e le dice: “Lo so sembra follia dire di avere trovato una breccia nel tempo sotto l’East River. Ma alla fine dei conti non è più tanto folle di un cane che trova un arcobaleno. I cani sono daltonici, sai, non distinguono i colori, proprio come noi non vediamo il tempo, possiamo sentirlo, possiamo sentirlo, possiamo sentirlo passare ma non lo possiamo vedere,  è trasparente. E’ come se stessimo correndo su un treno supersonico ed il mondo schizzasse via come un proiettile. Ma immagina di fermare quel treno e guardarci dentro, una cosa inimmaginabile come un colore per un cane ed altrettanto reale e tangibile come la sedia sulla quale sei seduta. Se potessimo vederlo così, cioè poterlo guardare veramente, allora potremmo vedere i difetti così come le forme. Tutto qua, è molto semplice. E’ questo che ho scoperto;  sono un uomo che ha visto nella sedie una crepa che nessuno atro uomo poteva vedere, sono quel cane che visto un arcobaleno, solo che nessuno degli altri cani riesce a credermi.” A queste sue parole Darci si commuove e, su due piedi, gli permette di fuggire. Il film non scade mai nel sentimentalismo e strappa qua e là qualche sorriso quando mostra l’aristocratico e raffinato Leopold che prova ad inserirsi in un  mondo a lui sconosciuto.

 

 

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