L’isola del dottor Moreau (The island of dottor Moreau)

di Don Taylor con Burt Lancaster, Michael York, Nigel Davenport, Barbara Carrera, Nick Cravat - USA – 1977 – Durata 105’

 

Dopo una violenta tempesta bel mezzo del Pacifico un piroscafo va a picco e l’ufficiale di macchina Andrew Breddock (Michael York) approda su un'isola sperduta. Il naufrago è rifocillato dal dottor Paul Moreau (Burt Lancaster) un medico inglese, radiato dall’albo, che vive in quella sorta di paradiso terrestre in compagnia di Maria (Barbara Carrera), la sua giovane e bellissima compagna e del suo aiutante, il fido Montgomery (Nigel Davenport). Il dottor Moreau, appassionato di genetica, esperto in chimica, fisica ed anatomia, da anni prova a trasformare gli animali in esseri umani ed i suoi esperimenti hanno dato vita a degli uomini-scimmia, creature che hanno il dono della parola, deambulano come gli esseri umani ma sono esteticamente ripugnanti ed intellettivamente poco evoluti. Andrew vuole scappare dall’isola ma Moreau lo blocca e su di lui tenta l’esperimento opposto e gli inietta in laboratorio una sostanza che, nel tempo, dovrebbe trasformarlo in un’animale. Gli uomini-bestia, intanto, sono turbati dalla morte di M’Ling (Nick Cravat) un loro simile e, dopo essersi ribellati al dottor Moreau, lo uccidono. Andrew riesce a mettersi in salvo e fugge dall’isola in compagna di Maria.

Tratto dal romanzo The island of lost souls di Herbert George Wells e già trasportato sullo schermo nel 1932 da  Erle C. Kenton, il film (bloccato dalla censura inglese per trent’anni)

è diventato un piccolo cult di fantascienza. Il dottor Moreau è descritto come uno scienziato ossessionato dall’idea di modificare la struttura cellulare di ogni organismo vivente e ad Andrew spiega le ragioni che lo hanno spinto a  dar luogo ai suoi folli esperimenti: “Molto spesso chi vede più lontano degli altri viene messo al bando. Perché una cellula è legata ad un destino e non può essere modificata? Io ho accertato, al di là di ogni dubbio l’esistenza di una particella, di un gene che stabilisce la forma stessa della vita. Questa creatura è al secondo ciclo di trattamento; un mese fa era un orso. Il siero che gli inietto contiene un diverso indirizzo biologico; un nuovo siero modificherà poi gli istinti naturali dell’animale. E con l’ausilio di particolari interventi chirurgici su qualche organo la bestia potrà crescere assumendo qualsiasi aspetto a me piaccia, anche quello di un essere umano. Il mio scopo? Raggiungere il controllo della genetica. Pensi al bene che ne avrebbe l’umanità, alle sofferenze che potremmo alleviare, alle deformità che potremmo evitare. Le possibilità sono infinite.”  La pellicola appare datata ma trasmette ancora oggi un senso di straordinaria ed intensa inquietudine e gli uomini-scimmia infondono un’enorme tenerezza. Sequel diretto da John Frankenheimer nel 1997 dal titolo L’isola perduta, con Marlon Brando nel ruolo che fu di Burt Lancaster.

 

 

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