Stefano Della Casa

Vorrei partire da lontano e più precisamente da una circostanza piuttosto curiosa, legata ad un film che non hai citato nel tuo libro, ma che tu non puoi sapere, perché è una storia tipicamente torinese e che riguarda i rapporti tra medicina e cinema. Nel film "Il gatto a nove code" di Dario Argento, gli sceneggiatori del film, senza saperlo, hanno dato il nome ad uno dei personaggi del film (che poi si rivelerà essere l'assassino), ad un primario di un ospedale di Torino. Questo primario, molto famoso, si era arrabbiato moltissimo... Poiché era parente di un esercente di Torino, proprietario di molte sale torinesi, per cui, dopo la sua telefonata, solo sulle copie torinesi, ogni volta che si accennava al cognome del personaggio, la pellicola veniva "grattata" e copriva il suono...Questo dimostra che i medici sono molto suscettibili per quanto riguarda il cinema e sono molto potenti...Secondo me, la cosa bella di questo libro e che rende piacevole la sua lettura è il fatto che sfugge a quello... Allora quelli che si occupano di cinema, temono come la peste bubbonica, sono le rassegne tematiche tipo "cinema e agricoltura"..."cinema e..." perché poi si aprono dei dibattiti tipo: "Perché la figura dell'elettrotecnico non è presente nel cinema ed invece i pompieri sì?..." La cosa più interessante e che mi piace di più del tuo libro è che tu raccogli dei dialoghi (che poi è quello che si può fare in un libro) e i dialoghi non sono nemmeno quelli più "medicalmente" significativi ma, sono quelli più significativi e basta...Poi c'è il gioco che si può fare: cosa c'é e cosa non c'é...Devo dire che di film citati ce ne sono molti e si capisce che sei uno che ha buone frequentazione cinematografiche, anche non del tutto scontate...C'è una certa tendenza rispetto al cinema americano, c'é abbastanza film italiano, poi ce ne sono molti altri che si intrecciano tra loro... Non  é citato quello che reputo il regista più visionario dei registi italiani che é Dario Argento... Sai, riflettendoci, mi viene in mente che dal tuo libro si potrebbe ricavare la traccia per un bel "Fuori Orario", la nota trasmissione notturna, fatta di montaggi sensazionali, nel senso che da sensazioni, un po' come la scrittura automatica dei surrealisti. Questo per me è il più bel complimento che si può fare ad un libro che riesce a creare questo tipo di sensazioni..." 

 

Torino, 7 maggio 2002

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