Fabio Ferzetti

 

"A parte l'assoluto stupore per la spaventosa massa di film che hai raccolto e catalogato ed un pizzico d'invidia per il tuo sapere cinematografico, credo che con questo libro ti sei messo molto in gioco, sia come persona che come psicoterapeuta....Leggendo il tuo libro, di fronte a questa sorta di ossessione per le parole, per i dialoghi, mi sono chiesto se tu eri "ossessionato" ed "afflitto" da questo "eccesso" di memoria... Mi hai fatto ricordare "Il mnemonista" (che tu hai citato) o Funes, il personaggio di Borges che non poteva dimenticare nulla e mi sono chiesto se tu, di fronte ai tuoi pazienti, come l'analista di Moretti, costantemente (tuo malgrado), come un rubinetto che non riesci a chiudere, hai un immediato flusso incessante di associazioni, di parole e anche di immagini cinematografiche. Tutto questo è estremamente ricco e proposto in una forma molto immediata...Bernardo Bertolucci, qualche anno fa, diceva "Vorrei fare un libro sul cinema ma fatto solo di citazioni cinematografiche. Non vorrei mai dire niente io, ma fare parlare i film che mi hanno nutrito, alimentato ed aiutato a costruire la mia identità di cineasta". In qualche modo, questo è un sogno che hai realizzato perché è fatto quasi l'ottanta per cento da parole altrui. E' un libro a due facce; da una parte potrebbe sembrare di facilissima ed agevole lettura (perché ci sono in fondo i dialoghi delle scene che tu sistematizzi per argomenti; l'alcol, la seduzione, la famiglia....) e ti sembra di sfogliare un album illustrato... dall'altra é una lettura di un libro estremamente impegnativo e meno facile di quanto possa apparire a prima vista. Il libro é organizzato in due parte e mi sembra che tu, nella prima parte del volume, mostri come il cinema sia una sorta di gigantesca cartina di tornasole "sociologica" (nel cinema passa tutto ciò che succede in noi ed intorno a noi e ci aiuta a capire anche nei film di consumo e più corrivi, ci parla di "noi"). Nella seconda parte, il cinema diventa "specchio deformante", qualcosa che mima, senza saperlo, (talvolta sapendolo) un incredibile repertorio di forme narrative che alludono ad un insieme di relazioni tra paziente ed analista. A leggere tutte queste citazioni disseminate nel libro, credo che tu voglia farci notare come il cinema contemporaneo sia un incredibile mosaico di patologie...E questo è abbastanza impressionante (anche se sappiamo che questo fenomeno é anche di tipo merceologico e spinge le case di produzione a mettere in cantiere un certo tipo di film). La critica che farei al libro? C'è un indice analitico, alla fine di ogni capitolo, ma è disseminato nel libro...Poi ci sono delle cose che lasci lì...Ad esempio tu definisci "inquietante" il maestro de "L'attimo fuggente". Mi sarebbe piaciuto se avessi approfondito di più riflessioni come questa...  Invece, volutamente, tu le lasci lì...Comunque, io credo che il tuo libro resterà nel mio scaffale e che lo consulterò continuamente ; è diviso per temi, offre una quantità di dialoghi..."
 

Roma 29 maggio 2002

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