"A parte
l'assoluto stupore per la spaventosa massa di film che hai raccolto e catalogato
ed un pizzico d'invidia per il tuo sapere cinematografico, credo che con questo
libro ti sei messo molto in gioco, sia come persona che come
psicoterapeuta....Leggendo il tuo libro, di fronte a questa sorta di ossessione
per le parole, per i dialoghi, mi sono chiesto se tu eri
"ossessionato" ed "afflitto" da questo "eccesso"
di memoria... Mi hai fatto ricordare "Il mnemonista" (che tu hai
citato) o Funes, il personaggio di Borges che non poteva dimenticare nulla e mi
sono chiesto se tu, di fronte ai tuoi pazienti, come l'analista di Moretti,
costantemente (tuo malgrado), come un rubinetto che non riesci a chiudere, hai
un immediato flusso incessante di associazioni, di parole e anche di immagini
cinematografiche. Tutto questo è estremamente ricco e proposto in una forma
molto immediata...Bernardo Bertolucci, qualche anno fa, diceva "Vorrei fare
un libro sul cinema ma fatto solo di citazioni cinematografiche. Non vorrei mai
dire niente io, ma fare parlare i film che mi hanno nutrito, alimentato ed
aiutato a costruire la mia identità di cineasta". In qualche modo, questo
è un sogno che hai realizzato perché è fatto quasi l'ottanta per cento da
parole altrui. E' un libro a due facce; da una parte potrebbe sembrare di
facilissima ed agevole lettura (perché ci sono in fondo i dialoghi delle scene
che tu sistematizzi per argomenti; l'alcol, la seduzione, la famiglia....) e ti
sembra di sfogliare un album illustrato... dall'altra é una lettura di un libro
estremamente impegnativo e meno facile di quanto possa apparire a prima vista. Il libro é
organizzato in due parte e mi sembra che tu, nella prima parte del volume,
mostri come il cinema sia una sorta di gigantesca cartina di tornasole
"sociologica" (nel cinema passa tutto ciò che succede in noi ed
intorno a noi e ci aiuta a capire anche nei film di consumo e più corrivi, ci
parla di "noi"). Nella seconda parte, il cinema diventa "specchio
deformante", qualcosa che mima, senza saperlo, (talvolta sapendolo) un
incredibile repertorio di forme narrative che alludono ad un insieme di
relazioni tra paziente ed analista. A leggere tutte queste citazioni disseminate
nel libro, credo che tu voglia farci notare come il cinema contemporaneo sia un
incredibile mosaico di patologie...E questo è abbastanza impressionante (anche
se sappiamo che questo fenomeno é anche di tipo merceologico e spinge le case
di produzione a mettere in cantiere un certo tipo di film). La critica
che farei al libro? C'è un indice
analitico, alla fine di ogni capitolo, ma è disseminato nel libro...Poi ci sono
delle cose che lasci lì...Ad esempio tu definisci "inquietante" il
maestro de "L'attimo fuggente". Mi sarebbe piaciuto se avessi
approfondito di più riflessioni come questa... Invece, volutamente, tu le
lasci lì...Comunque, io credo che il tuo libro resterà nel mio scaffale e che
lo consulterò continuamente ; è diviso per temi, offre una quantità di
dialoghi..."
Roma 29 maggio 2002
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