In the bedroom

di Todd Field con Sissy Spacek, Tom Wilkinson, Marisa Tomei, Nick Stahl, William Mapother, William Wise - USA – 2001 – Durata 100’

 

Natalie (Marisa Tomei), madre di due bambini, è separata da Richard Strout (William Mapother) ed ha una storia con Frank Fowler (Nick Stahl), uno studente in architettura più giovane di lei, ritornato a Camden, una piccola cittadina costiera del Maine per le vacanze estive. Richard, instabile e violento non vuole sentire ragioni e, dopo averla minacciata e percossa, le impone di ritornare a vivere con lui. Richard è sempre più una furia e pesta Frank che decide di trasferirsi temporaneamente a casa del padre Matt Flowe (Tom Wilkinson) medico e della madre Ruth (Sissy Spacek), un’insegnante di musica, che, apertamente disapprovano la sua relazione con Natalie.

Qualche giorno dopo Richard ritorna alla carica e, dopo l’ennesima lite furibonda con Natalie, uccide Frank, accorso in aiuto dell’amata. Matt e Ruth piombano nello sconforto ed il loro tormento si acuisce maggiormente quando scoprono che Richard è stato scarcerato dietro cauzione e che, dopo il processo, scontati cinque anni di galera, sarà nuovamente libero. Ed allora che Matt, grazie alla complicità di Willis Grinnel (William Wise), suo amico, decide di passare all’azione.

Il regista, al debutto dietro la macchina da presa, confeziona una pellicola tesa come un thriller e dolente e melanconica come un dramma che, a differenza delle innumerevoli pellicole che ruotano intorno al dolente tema della morte di un figlio, mette da parte lacrime e fazzoletti e mostra due genitori, spezzati dentro, che invece di chiudersi in loro stessi e coltivare memorie e rimpianti, decidono di vendicarsi di chi, uccidendo violentemente il loro unico figlio, ha distrutto completamente la loro vita. Un film che ricorda più Un borghese piccolo piccolo di Monicelli che La stanza del figlio di Moretti, titolo per assonanza sovrapponibile alla pellicola  di Field.

La prima parte del film procede senza grandi scosse ma il regista dissemina una serie di indizi e lascia ben presto intendere che la tenera storia tra Frank e Natalie non potrà durare a lungo. Dopo la morte di Frank, Ruth non regge il colpo e, sempre più tesa e nervosa, attacca Matt, accusandolo di non essersi opposto, con fermezza,  alla relazione del figlio con Natalie perché, segretamente, attratto da lei. Lui la fulmina con lo sguardo e le ribatte: “Lo vuoi sapere perché nostro figlio è morto? Lui stava insieme a lei non per colpa mia, è andata in quella casa per colpa tua. C’è andato perché tu sèi così controllata, così dispotica e prepotente, così  arrabbiata che lui fosse quello che era. Fin da quando era piccolo, qualsiasi cosa facesse era sbagliato. Perché ce l’avevi con lui? Perché? Tu sei implacabile, anche lui lo diceva. E stai facendo lo stesso gioco con me. Io lo trovo orribile vivere così. Sei piena di astio, Ruth. Prima di puntarmi il dito addosso, ti converrebbe fare un bell’esame di coscienza.”  Dopo averle vomitato tutto il proprio odio, messi da parte astio e rancore, Matt e Ruth, divenuti complici, lasceranno esplodere la loro furia distruttiva che finirà, inevitabilmente, per travolgere Richard. Il finale crudo è la vera forza del film e riscatta una narrazione un po’ troppo soporifera ed alla camomilla. Golden Globe a Sissy Spacek. Dal racconto Killings di Andre Dubus.

 

 

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