Identità (Identity)

di James Mangold con John Cusack, Ray Lotta, Rebecca De Mornay,Amanda Peet, Bret Loehr, John C.McGinley, John Hawkes – USA – 2003 - Durata 87’

 

E’ una notte da dimenticare; piove a dirotto, le strade sono allagate e non si vede ad un palmo di naso. George (John C.McGinley) sta viaggiando in auto con la sua adorata Alice (Leila Kenzie) e Timothy  (Bret Loehr), il taciturno figlioletto. Scoppia uno pneumatico, il veicolo sbanda e sotto a quell’infernale diluvio, George è costretto a fermarsi ed a cambiare la ruota. Un auto sbuca dall’oscurità e travolge Alice. Alla guida c’è Ed (John Cusack) autista di Caroline (Rebecca De Mornay) un’attrice isterica e viziata. Ed cerca di soccorrere la donna ma data la gravità delle sue condizioni è trasportata nell’unico motel aperto della zona, diretto da uno stralunato gestore, di nome Larry (John Hawkes). Ed va alla ricerca di soccorsi e per strada incrocia Paris (Amanda Peet) una prostituta che ha appena lasciato Las Vegas decisa a cambiare vita, rimasta in panne con l’auto. Al motel sopraggiunge l’agente Rhodes (Ray Lotta) con un detenuto da trasferire in carcere e Ginny (Clea Duvall) e Lou (William Lee Scott) una coppia di freschi sposi. Ad uno ad uno gli ospiti del motel sono uccisi da un feroce assassino e mentre si scatenano i sospetti, il clima si fa sempre più teso. Parallelamente alla vicenda Malcom (Pruitt Taylor Vince) un detenuto accusato di quegli atroci delitti, affetto da personalità multipla, è sottoposto ad un interrogatorio alla presenza di un giudice e di uno psichiatra (Alfred Molina). La verità è lontana mille miglia da qualsiasi immaginazione.

Thriller mozzafiato diretto con maestria da un regista noto soprattutto per le alterne fortune dietro la macchina da presa. La vicenda è impaginata alla maniera di Agata Christie (non a caso nel film c’è un esplicito riferimento a Dieci piccoli indiani) e sono, infatti,  proprio dieci gli individui che restano bloccati nel motel isolato. La pioggia insistente, l’oscurità della notte, gli omicidi a catena, con tanto di teste mozzate e corpi squartati, finiscono per diventare i pregi ed i limiti del film. Il regista prova a seminare, tracce ed indizi e solo sul finale salta fuori l’agghiacciante ed incredibile verità, dai risvolti fortemente psicoanalitici che rimandano alla doppia personalità dell’insospettabile assassino. Un paio di scene sono da brividi e mozzano il fiato, la fotografia è spettacolare e l’ambientazione cupa e spettrale da Oscar. Da riscoprire.

 

 

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