Human traffic

di  Justin Kerrigan con John Simm, Shaun Parkes, Nicola Reynolds, Danny Dyer,  Lorraine Pikinghton -  G.B – 1999 – Durata 95’

 

Jip (John Simm), Kooop (Shaun Parkes), Nina (Nicola Reynolds), Moff (Danny Dyer), Lulu (Lorraine Pikinghton) sono cinque ventenni di Cardiff amici per la pelle. Jip, commesso in un negozio di abbigliamento, è ossessionato dal terrore di essere diventato impotente; Koop lavora in un negozio di dischi ed è convinto che Nina, la sua ragazza, cameriera in un fast food, la tradisca con il primo che capita; Moff, un pusher con un’infanzia da dimenticare alle spalle, passa le giornate ad impasticciarsi; Lulu è una sfaccendata senza occupazione. Le loro giornate trascorrono sempre uguali in attesa del sospirato weekend dove possono, finalmente, sbronzarsi alla grande e fare il pieno di droghe. Tra amori dissennati, gelosie e crisi di coppie, il film si chiude dopo una cascata di situazioni estreme e paradossali.

Nella sua pellicola d’esordio Kerrigan impagina un film giovanilistico dove si agitano adolescenti gallesi scoppiati e drogati che, senza peli sulla lingua raccontano le loro toccanti e sfortunate vicende personali. Il padre di Moff entra ed esce di galera, sua  madre fa la prostituta e, nelle prime battute del film, il giovane protagonista confida: “Ho conosciuto mia madre quando avevo quindici anni  mi hanno portato qui quelli dei servizi sociali quando hanno messo dentro mio padre per frode. Mia madre riesce a farsi un sacco di uomini al giorno. Alcuni si innamorano, altri le regalano la cioccolata, altri sono maneschi. Prima restavo nei paraggi per controllare se tutto andasse bene così per ogni problema potevo intervenire ma poi non ce l’ho più fatta, me ne dovevo andare. A volte ho avuto la tentazione di andare di sopra e di pestare di brutto chi stava con mia madre ma non l’ho mai fatto.” Koop non se la passa meglio e va a trovare tutti i giorni il padre ricoverato in manicomio, impazzito da quando la moglie lo ha lasciato. Al suo inseparabile amico, racconta. “Da quel momento si è creato una realtà alternativa; il suo mondo è diviso tra quelli che stanno dalla sua parte e da quelli che stanno dalla parte nemica che lui riconosce dagli sguardi e dai gesti. Manda e riceve segnali telepatici attraverso la TV ed il satellite e sta aspettando quello che lo avverte che la missione è finita e la sua vita può ricominciare daccapo.”

Jip si mantiene alla larga dalle donne convinto di fare cilecca a letto:“Io sono sessualmente paranoico Baci, cose del genere vado tranquillo ma appena fiuto che vogliono fare sesso, mi invento una marea di scuse e scompaio all’istante.”  E quando Karen gli chiede perché non ha fatto l’amore con lei, laconicamente, le risponde: “Non è che io sia gay. Sto un po’ incasinato con il cervello.". Il regista non lesina alcune riflessioni sulle droghe e ci mostra come Moff riesca a convincere un’adolescente ad assumere l’exstay: “Sentirai una grossa  empatia con le persone, ti sentirai più intimo con gli amici, parlerai di cose cui non hai mai osato parlare prima.” In un piccolo siparietto compare anche uno psichiatra, in camice bianco, che prova ad illustrare a dei ragazzi i danni provocati dall’extasy: “Siamo convinti che l’extasy porta un calo della serotonina e conduce alla depressione. Chi fa uso di exatasy vogliono abbattere il muro del conscio e dell’inconscio. negli anni a venire più che esseri pieni di euforia, sarete sommersi dalle prescrizioni mediche.” Il tono è scanzonato, il ritmo veloce, i dialoghi frizzanti ed irriverenti ma il film strizza smaccatamente l’occhio a Trainspotting.

 

 

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