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di Ursula Meier con Isabelle Huppert, Olivier Gourmet, Adelaide Leroux, Madeleine Budd, Kacey Mottet Kein - Svizzera - Francia – 2007 – Durata 95’

 

La tranquilla esistenza di Marthe e Michel (Olivier Gourmet) e dei loro tre figli Judith (Adelaide Leroux), Marion (Madeleine Budd) ed il piccolo Julien (Kacey Mottet Kein) è sconvolta da un evento imprevisto; dopo dieci anni viene riaperto il tratto d’autostrada che è a due passi dalla loro abitazione, in piena campagna. Quel luogo isolato dal mondo, dove regnava la pace ed il silenzio, si tramuta, in un lampo, in un inferno che vomita solo smog e rumore. Di fronte a questa indigeribile realtà, Marthe si chiude sempre più in se stessa, Marion e Julien assumono dei comportamenti strani e bizzarri, Judith, selvatica e rabbiosa, è nervosa ed insofferente e Michel, come caduto in una trance ipnotica, assiste passivo allo sfaldamento del nucleo familiare. La follia e la deriva bussano alla porta. Un finale (consolatorio?) chiude la vicenda. Con ironia ed originalità, all’esordio, Meier lambisce i territori cari al satirico ed al grottesco ed estremizza volutamente il disagio di una famiglia che, dopo aver visto il luogo idilliaco dove abitava trasformarsi in una prigione, persi i propri punti di riferimento interni, si lascia andare, distruttivamente, ad un inarrestabile “cupio dissolvi”. La regista impagina una gustosa commedia, apocalittica e surreale e l’assoluta incapacità di un gruppo familiare di adattarsi ad un dato di realtà, che ha mutato profondamente le loro esistenze, e di trovare, al proprio interno una via d’uscita che li sblocchi dalla loro paralisi emotiva, si presta ad infinite chiavi di lettura. Gli astratti dialoghi tra Julien e Marion sono da incorniciare ed Huppert e Gourmet, perfettamente calati nel loro ruolo, chiudono il cerchio. Infelice (come al solito) la scelta del sottotitolo nella versione italiana che con quel “casa, dolce casa” strizza l’occhio ad una (stupida?) commedia.

 

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