Fuori di cresta (SLC Punk!)

di James Merendino con Matthew Lillard, Michael Goorjian, Annabeth Gish, Christopher McDonald, Devon Sawa - USA – 1998 – Durata 97’

 

Stevo (Matthew Lillard) ed il suo inseparabile amico Bob (Michael Goorjian) sono due irriducibili punk e trascorrono la loro vita con un altro gruppo di scoppiati tra risse, baldorie e sbronze colossali. Steve non è uno stupido, è laureato ad Harward ma il suo spirito anarchico lo spinge a ribellarsi ad ogni forma di regola; Bob odia droghe e sostanze chimiche ed è talmente ossessionato dagli aghi che, per un’infezione non curata, è costretto a ricoverarsi in ospedale per tre mesi. Dopo qualche rissa ed un po’ di problemi con la giustizia, il gruppo si sfalda. Bob prende una cotta per Trish (Annabeth Gish) e Stevo inizia a pensare a mettere a frutto la laurea. L’ultima scena lo ritrae in giacca e cravatta, perfetto clone del tanto contestato papà (Christopher McDonald) affermato avvocato della città.

Merendino ambienta la vicenda a Salt Lake City, capitale mormone degli States e cerca di rinverdire i fasti di Trainspotting, utilizzando la voce fuori campo di Stevo come narratore e, nei momenti salienti della vicenda fa ricorso a qualche fermo immagine per catturare l’attenzione dello spettatore. Il ritmo è discreto ma non basta mettere in scena degli adolescenti allo sbando perennemente strafatti che usano un linguaggio condito e pittoresco per confezionare una pellicola gustosa ed appetibile. Tranne qualche gustosa caratterizzazione i personaggi che compaiono sulla scena sono fin troppo estremizzati; su tutti Sean (Devon Sawa) un pusher che dopo aver assorbito, per una fatalità, cento dosi di un potentissimo acido, trascorre una settimana su una panchina, in un parco in pieno inverno, e come vede Bob lo scambia per Gesù. I dialoghi sono fumosi e tra il grigiore generale spiccano queste confuse affermazioni di Stevo: “Una rissa sembra caos e quando ci picchiamo a prima vista lo è. Ma quando fai una rissa,r una ragione c’è. Noi lottiamo per quello in cui crediamo. Noi siamo per il caos ma lottare è anche organizzazione. Il governo è guerra e la guerra è lottare ed il circolo si chiude. Le nostre scaramucce locali erano versioni  in scala ridotta dei conflitti mondiali. Gli zappaterra pestavano i piedi ai punk; i punk le davano ai mod, i mod picchiavano gli skinheads che crocchiavano gli heavy-metal che li suonavano di brutto ai new-wave ed i new wave non facevano un cazzo. Loro erano i nuovi hippy. Che senso aveva? Risultato finale? Niente.” Come ogni film giovanilista che si rispetti buona colonna sonora con brani degli Specials, Stooges, Blondie e Spandau Ballet.

 

 

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