Fire

di Deepa Mehta. con Shabana Azmi, Nandita Das, Jaaved Jaferi, Kulbushan Kharbanda – India - 1996

Nuova Delhi. Jatin (Jaaved Jaferi) ama Julie (Alice Poon), una cinese libera e spregiudicata, ma, sfinito dalle pressioni del fratello Asok (Kulbushan Kharbanda) e dell’anziana madre Bijj che non vedono di buon grado questa relazione, sposa la giovane e bella Sita (Nandita Das). Asok da quando ha scoperto che la moglie Radha (Shabana Azmi), è sterile, grazie all’aiuto di un santone, vive in castità, convinto che, solo controllando i propri desideri, potrà raggiungere la pace interiore e l’unione con la verità universale. Sita accetta in silenzio i tradimenti del marito e Radha, vive la scelta del marito come una cocente ferita e soffoca, giorno dopo giorno,  dentro di sé dolore ed umiliazione. Trascurate dai rispettivi mariti, Radha e Sita si confidano, si sostengono e finiscono, inevitabilmente, con il legarsi sempre più, fino a diventare amanti. Scoperte, invece di implorare il perdono ai loro mariti, decidono di andare via insieme. Pellicola lontana mille miglia dagli stilemi cari al cinema “made in Bollywood", che affronta con raffinatezza il tema dell’omosessualità femminile. Metha sferra un pesante atto d’accusa contro le millenarie tradizioni indiane che costringono le donne a vivere come schiave, sottomesse ai loro mariti, in nome del dovere coniugale ma sceglie dei toni caldi e soffusi e lascia che le scene dell’amore saffico tra le due protagoniste siano ammantate da un’innocenza e da un candore senza pari. Con maestria la regista contrappone alle due infelici protagoniste un universo maschile ipocrita meschino ed egoista. Un film declinato al femminile, non militante, che vuole essere soprattutto un inno al desiderio, unica forza che tiene ancora in vita le combattive e coraggiose protagoniste femminili.

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