Final destination 2

di David R. Elllis con Ali Carter, A.J. Cook - USA – 2003- Durata 90’

 

Kimberly Corman (A.J. Cook) sta partendo con gli amici per un weekend a bordo della propria auto. Mentre è al volante ha una premonizione e vede delle vetture in fiamme e decine di persone che muoiono in un terribile incidente stradale. Immediatamente prova a bloccare le vetture che sopraggiungono ma nessuno le crede; un attimo dopo un tronco d’albero si sgancia da un TIR e provoca un’ecatombe. Kimberly ed i suoi amici riescono miracolosamente a salvarsi e scoprono che un anno prima, nello stesso giorno, un disastro aereo aveva causato la morte di quaranta studenti e di due insegnanti. Come Kimberly anche allora un ragazzo di nome Alex aveva avuto un presentimento ed era riuscito a convincere  suoi amici ad abbandonare l’aereo prima del decollo ma i superstiti erano poi morti in circostanze misteriose. L'unica sopravvissuta al volo è Clear Rivers (Ali Carter) ormai rinchiusa al Stonyebrook Istitution, un ospedale psichiatrico ed ossessionata dal terrore che la Morte la catturerà. Un amico di Kimberly muore, trafitto da un palo e lei si convince che la morte è in agguato. Per salvarsi non le resta  che sfidarla.

Pellicola poco ispirata che sembra confezionata per il piccolo schermo  e sequel del fortunato film diretto nel 2000 da James Wong (che ha girato anche il terzo episodio nel 2006).  L’idea agghiacciante del film è che la morte possa pedinare ed inseguire senza sosta una persona fino a braccarla. La vicenda, non a caso, si apre con un’intervista ad uno studioso che afferma: “Io credo che ci sia una presenza invisibile e malvagia che circonda tutti noi e che determina quando dobbiamo vivere e quando dobbiamo morire. Qualcuno chiama questa forza il diavolo ma qui si entra nel campo religioso; io invece preferisco, semplicemente, chiamarla morte. La morte ha il suo grande disegno ed ognuno di noi si gioca il suo ruolo e quando è uscito dall’aereo portandosi via gli altri superstiti, Alex ha rovinato il piano della morte e sono qui per questo per mettere in guardia la gente.”  La storia è avvincente e, nelle prime battute, ti inchioda alla sedia ma poi il ritmo cala e man mano che scorrono i fotogrammi si ha la sensazione che il regista abbia perso l’ispirazione. La povera Clear ricoverata in manicomio, attanagliata dagli inquietanti fantasmi della morte, trasmette però una profonda inquietudine..

 

 

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