Intervista a Pappi Corsicato

 

Nell’ambito del programma della sala Videodrome del Mod, sarà proiettato stasera al cinema di Via Cisterna dell’Olio (dalle 18 alle 22 non stop) il corto di Pappi Corsicato realizzato in occasione dell’installazione dell’opera “Naples” di Richard Serra, in Piazza del Plebiscito a Napoli.

Sono dieci anni che riprendo le opere che vengono installate a Piazza del Plebiscito, dalla “Montagna di sale” di Mimmo Palladino ad oggi ma ho filmato delle istallazioni artistiche a Milano (per la Fondazione Prada) a New York ed in altre città. Quello che mi entusiasma di questo lavoro è la possibilità di poter proporre e sovrapporre all’opera d’arte degli interventi assolutamente originali. In queste riprese inserisco, infatti, non solo la musica ma anche altri “personaggi” come gli animali (elefanti, coccodrilli, cammelli, lama, scimmie). Queste mie opere sono state presentate anche in diversi festival e da qui ne è nato una sorta di passaparola tra gli artisti stessi. A me piace l’arte in senso lato, specie quella contemporanea. Trovo stimolante il rapporto con gli artisti, anche perché, generalmente, la maggior parte di loro sono interessati alla letteratura, al cinema ed a tutta una variegata gamma di espressioni culturali. Al contrario chi si occupa di cinema spesso è più limitato, resta nel recinto cinematografico e non coltiva interessi al di fuori della propria passione.”

Per Corsicato, riprendere l’opera di un altro artista, significa, inevitabilmente, confrontarsi, come in uno specchio, con un altro da sé. A lui non interessa essere testimone di un evento, né piegare le sue riprese a mera riproduzione di un atto di cronaca. Il suo obiettivo è quello di privilegiare come momento artistico l’istallazione dell’opera ma il suo rimanere sullo sfondo non significa abdicare al proprio coinvolgimento emotivo, né al suo senso estetico.

“Mi è capitato anche di riprendere opere che non mi piacevano affatto ma, nel corso delle riprese, ho imparato ad apprezzare lo stesso il lavoro dell’artista o viceversa ad essere attratto dalla sua simpatia. Il più delle volte quando mi commissionano un’opera cerco di documentarmi sull’artista stesso, chiedo un po’ in giro la corrente artistica a cui si ispira, le mostre che ha allestito ma, confesso, che mi è capitato, il più delle volte, di non conoscere affatto il mio committente e di girare d’istinto. Sono forse quelli i lavori che, alla fine, mi sono piaciuti di più."

Loquace come non mai, Corsicato riesce anche ad ironizzare sull’iniziale impatto emotivo che stabilisce con l’artista quando deve filmare la sua opera.

“Tutte le volte che accettavo un incarico c’era sempre chi voleva impormi la sua visione o il suo modo di fare. Io li ho puntualmente ingannati. Dicevo di si ma poi facevo sempre di testa mia. Alla fine, però, mi hanno sempre ringraziato e sono rimasti entusiasti del risultato finale del mio lavoro. In realtà quello che succede quando filmi il lavoro di un artista è che con la tua macchina da presa riesci a far vedere la sua opera da angolazioni diverse. Se utilizzi un dolly, a d esempio, mostri il prodotto artistico in una maniera più articolata e riesco a farla vedere ad uno spettatore da una prospettiva diversa. Spesso è lo stesso artista che ne rimane incantato.”

 

L'Articolo- Redazione napoletana del "L'Unità" - 30-12-2004

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