La colazione dei campioni (Breakfast of champions)

di Alan Parker con Bruce Willis, Nick Nolte, Albert Finney, Glenne Headly - USA – 1998 – Durata 113’

 

Con la sua faccia pulita ed il suo smagliante sorriso Dwayne Hoover (Bruce Willis) è un personaggio molto popolare a Midland City. Il suo Motor Village va a gonfie vele ed i clienti si fidano ciecamente di lui. E’ è in corso una settimana di promozione e chi acquista un automobile potrà vincere un viaggio alle Haway. Ma Dwayne ha altro a che pensare; la sua mente è ridotta ad un colabrodo ed è sul punto di suicidarsi. Il suo matrimonio è agli sgoccioli e Francine (Glenne Headly) la sua materna e disponibile segretaria è l’unica a cui si può aggrappare. Harry (Nick Nolte) il direttore delle vendite del Motor Village non se la passa meglio ed è convinto che Dwayne abbia scoperto la sua segreta passione per il travestitismo. Dwayne va a casa e scopre che la moglie l’ha lasciato ed inizia a dare i numeri ed Harry è ricoverato in manicomio. Un finale consolatorio chiude la vicenda.

Tratto dal romanzo omonimo di Kurt Vonnegut Jr, il film è assolutamente surreale e pervaso da un malsano ed ironico senso di disfacimento come testimonia questa riflessione che Dwayne regala alla comprensiva Francine “Sono confuso, sto solo cercando qualcosa che mi guidi nella giusta direzione. Solo un segno, mi serve qualcuno con cui parlare. Mi sento smarrito. La mia testa gira continuamente; il problema è fermarla.”. I dialoghi non-sense contribuiscono a rendere ancora più delirante l’atmosfera che si respira nel film. Tra i pittoreschi personaggi che compaiono sulla scena uno strano tipo sta impazzendo, convinto che la moglie voglia ridurgli il cervello in plutonio, Kilgore Trout (Albert Finney) uno scalcinato poeta, che aveva scritto solo dei brevi racconti pubblicati su una rivista porno, giunge in città per ritirare un premo al Festival delle Arti; Bunny Hoover, un ragazzo appena uscito di galera si dirige come un razzo al Motor Village, certo che il suo destino sia quello di lavorare nell’autosalone di Dwayne. Esilarante lo slogan del Motor Village è: “Per lavorare qui non è indispensabile essere pazzi, però aiuta.”.  Da segnalare, infine, il suggerimento che Trout darà a Dwayne:“Non si devono sapere le risposte perché altrimenti non ci sarebbero più domande.”. Tratto dal libro di Kurt Vonnegut.Jr.

 

 

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