Intervista a Maurizio Casagrande

 

Il cinema comico propone spesso delle accoppiate indissolubili; Stanlio ed Ollio, Gianni e Pinotto, fino ai nostrani Totò e Peppino e Franco e Ciccio. Maurizio Casagrande è da sempre la spalla ideale di Vincenzo Salemme nei fortunati L’amico del cuore, Amore a prima vista, Ho visto le stelle, Cose da pazzi . Ma il vulcanico Casagrande ha altre frecce nel suo arco ed oltre ad essere impegnato nella fiction di Marescialli è reduce dal trionfale successo teatrale di Io speriamo che me al cavo.

Pur essendo figlio d’arte, sei partito anche tu dalla gavetta

 

"Ho cominciato verso i ventidue anni con L’opera da tre soldi di Brecht, spettacolo di Tato Russo che inaugurò il Bellini e poi ho lavorato nella Compagnia degli Ipocriti di Nello Mascia in due opere di Raffaele Viviani.; L’ultimo scugnizzo per la regia di Gregoretti ed in Fatto di cronaca diretto da Scaparro."

 

Hai mai lavorato con tuo padre?

 

"Con lui ho fatto una riedizione de L’anfitruo, un testo che mio padre tradusse dal latino in napoletano. A Parigi poi presi il posto di Franco Acampora e recitati con mio padre, Achille Millo e Marina Pagano. Fu un’emozione indimenticabile."

 

E’ vera quella diceria che si narrava intorno ad Achille Millo?

 

"Achille era un attore straordinario ma era molto iroso e lanciava spesso strali e maledizioni contro chi lo faceva arrabbiare. Qualche suo anatema colpì qualche sventurato e si sparse la voce che portasse male."

Credo che tuo padre sia stato uno degli attori più sottovalutati del teatro napoletano. Perché non hai continuato a lavorare con lui?

 

"Mio padre è una delle dimostrazioni che in Italia il talento non conta . In realtà ero un po’ stufo che fossi additato come il figlio di Antonio e così decisi di mollare gli ormeggi paterni e di muovere da solo i miei passi in teatro a Roma."

E fu allora che hai conosciuto Vincenzo Salemme?

 

"Ero reduce da A tutti coloro; un programma radiofonico che andava in onda su Radio Kiss Kiss, un varietà condotto da Sarcinelli e Paolantoni che vinse anche un Telegatto. Vincenzo lo conobbi a Napoli perchè stava recitando al San Carluccio in  uno spettacolo dove era impegnata la fidanzata di Paolantoni. Mi chiamò per sostituire Nando Paone e da allora la nostra collaborazione divenne costante, dai teatri vuoti a quelli gremiti."

 

Recitare al teatro ed al cinema. Quali le differenze?

 

"Il teatro è più potente perché hai il pubblico di fronte e se vai male, si sente ed il pubblico si distrae. Ma ha dei limiti. Sono reduce dallo spettacolo Io speriamo che me la cavo al Teatro Delle Palme dove ogni sera abbiamo registrato il tutto esaurito ma anche in quel caso potevi rivolgerti ogni sera al massimo a mille persone. Con la televisione puoi fare ascolti da capogiri.  Glauco Mauri credo che sia uno dei migliori attori di teatro. In quanti lo conoscono? In teatro devi amplificare tutto anche nei movimenti perché devi giungere fino all’ultima fila. In televisione, invece, devi ridurre, stare all’interno del fotogramma. A teatro c’è lo spazio per chiunque e se sei bravo conquisti il pubblico. Al cinema, invece, sei soggetto alla scure del regista che in fase di montaggio può tagliare la tua interpretazione e metterla sotto una luce a te sfavorevole."

 

Generalmente si dice che un attore mediocre può fare cinema ma non può fare teatro. Come mai grandi attori di teatro come Proietti hanno fallito al cinema?

 

"Questo è un problema solo italiano. In Inghilterra Laurence Olivier recitava Shakespeare ed interpretava film. In Italia credo che solo Gassman sia riuscito ad essere grande sia al cinema che al teatro. "

 

Qual è il segreto del tuo successo?

 

"Quando recito mi ascolto molto in scena e sono attento a tutto quanto succede in teatro, dal dietro alle quinte all’ultima poltrona in sala. Il mio coinvolgimento è così totale che mi rendo subito conto se in scena qualcuno è distratto o poco concentrato. Per questo mio sentire odio i doppi spettacoli perché a fine rappresentazione sono esausto, sfinito."

 

Che ne pensi del cinema italiano?

 

"Credo che essendo minimale non prediliga la recitazione ma il classico attore che  parla e si esprime come avviene nella vita reale."

 

Il saper recitare in televisione sembra un optional. Perché interpreti le fiction?

 

"Dover imparare dodici pagine di sceneggiatura e recitarla in un giorno con dei tempi che sono sempre estremamente veloci è una bella palestra. Quando recito in televisione gli altri componenti della troupe mi dicono che sono un genio. Credo di essere un buon attore; la verità è che in televisione la qualità della recitazione è abbastanza scadente."

 

Articolo pubblicato su "Il Napoli - Epolis"- 06 -6 -2007

 

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