Intervista a Marco Bellocchio

 

“The criterion collection” è una proposta curata da un gruppo di cinéphile americani che hanno realizzato, in questi ultimi anni, un catalogo di circa trecento DVD con titoli internazionali. I “nostri” Antonioni, Visconti, Fellini e, recentemente, Bellocchio con il suo indimenticabile “I pugni in tasca” arricchiscono questa pregevole collezione. Il Maestro piacentino è a Napoli, ospite della sezione del Napoli Film Festival: “41 parallelo: il grande cinema italiano visto dagli americani”.

Quali sono i tuoi rapporti con i DVD e le nuove tecnologie digitali?

 

“Non ho una grande competenza di questa cose ma posso dire che il mio sguardo tende a complicarsi. Normalmente uno scriveva una sceneggiatura e si affidava  allo sguardo del cameraman. Poi si andava in proiezione, in moviola e successivamente, in sala per il missaggio. Adesso lo sguardo si è un po’ come smarrito perché vedo le immagini in un piccolo schermo televisivo ed in produzione ci va solo il direttore della fotografia. Quando vedo il film in sala per il missaggio è lì che scopro delle sorprese. E solo allora mi accorgo che la mia immaginazione tende a rimpicciolirsi allo schermo televisivo e questo porta, inevitabilmente, ad un ribaltamento del mio sguardo.

 

E quanto questa modificazione del tuo sguardo, influenza il tuo linguaggio filmico?

 

“Non tanto nel senso del degrado televisivo ma certamente tutto questo influenzerà nella scelta dei contrasti cromatici ed in quella di certi colori.”

 

Cinema e televisione hanno due linguaggi completamente diversi tra loro. Eppure la RAI ha finanziato la maggior parte dei tuoi film?

 

“Appartengo ad una generazione che era abituata a fare film con un solo produttore, poi alle co-produzioni, con attori stranieri scelti a posta anche per esigenze di mercato. Prima di “Salto nel vuoto” non avevo mai fatto film con la RAI. E’ evidente che, nel tempo, acquisti esperienza, chiedi meno soldi, sapendo di andare in seconda serata ma solo così sai di poter fare un film tuo e personale. “L’ora di religione”, ad esempio, è passato in seconda serata ma per l’occasione sono state cancellate le bestemmie, altrimenti non poteva essere proiettato. Nel film, l’attore urlava ma a casa nessuno capiva che stava dicendo e non sentiva la sua voce.”

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