Intervista a Franco Battiato
Senatore: Che effetto ti fa ritornare a
Napoli?
Battiato: Napoli è una città dove mi
facevano suonare, parlo del periodo che era prima degli anni Settanta,
naturalmente…
Senatore: Il tuo film "Perduto amor”
inizia con un’inquadratura del Professor Sgalambro che dice:
“Il nascere e il morire sono gli unici
momenti veramente reali. Il resto è solo uno spazio di significante veglia.”.
Dato l’incipit dotto e filosofico mi aspettavo poi un “Milarepa del Terzo
Millennio, film della Cavani che narra la formazione iniziatica di un giovane
adolescente che va alla ricerca del Maestro Marba, del Nirvana…Era un film
inondato da una profonda religiosità laica…Ma poi, bastano alcune immagini e si
comprende che stai spiazzando, nuovamente, lo spettatore… Con il tuo “Perduto
amor”, non siamo dalle parti del puro misticismo ed hai confezionato una
pellicola antinarrativa (c’è la storia ma non c’è, c’è un gusto più per le
immagini che per la storia…)
Battiato: E’ vero questo che dici perché
il film non ha storia. Tutto procede per dimostrazione d’eventi che è il vero
film. Se una persona non è interessata alla ricerca o alla trascendenza non gli
arriva niente. Perché i punti nodali sono questi. Se poi non gli interessa
neanche la musica è molto più difficile.
Senatore: Mi sembra che hai fatto
volutamente un film molto spoglio e molto scarno per non disturbare lo sguardo
dello spettatore. Non ci sono quasi movimenti di macchina ed è per questo motivo
che non è piaciuto a certa critica. Wenders diceva che non gli interessava
raccontare una storia ma mostrare delle immagini. Credo che tu hai fatto
un’operazione simile e che al posto delle immagini hai messo delle canzoni.
Potremmo definire, il tuo un film sinestetico…
Battiato: E’ assolutamente così. Nel
rapporto suoni-immagini, per alcuni l’unione è esplosiva, per altri no.
Senatore: Hai definito la pellicola “un
film-balletto, film di un cavaliere inesistente”…
Battiato: Devi pur scrivere qualcosa per
la stampa, devi dare una traccia…Il film parla da sé ed ognuno prende quello che
vuole. L’impianto teorico fa parte della scrittura…E’ un film dove non c’è un
bacio, non c’è un atto sessuale, non c’è politica, non ci sono arrabbiature, non
ci sono conflitti e lo stesso marito traditore è uno stereotipo. Servivano
questi elementi per non fare dei tableaux-vivant...Il film ha al suo interno una
trama esile e pretestuosa ma ce l’ha ed è stato tutto scelto. Il fatto che
questo ragazzo arrivi ad un contratto editoriale, senza trovare neanche
difficoltà (ed io ne ho trovate tante e serie). Ma quanto si tratta di fare un
film entra uno stile diverso e tu non hai voglia di commuovere la gente con
mezzi che sono stati usati al cinema, fino alla nausea e ti occupi di altri
territori. L’emozione passa attraverso un altro genere di racconto e le persone
che seguono il mio lavoro forse sono orientate…
Senatore: Sei soddisfatto di com’è
andato il film?
Battiato: Ti posso dire che molte delle
persone che l’hanno visto, sono ritornate a vederlo anche cinque, sei volte…
Senatore: Con che modalità ti sei
accostato a questa tua “opera prima”, etichettato, secondo me troppo
frettolosamente come un film autobiografico, sulla formazione, sulla memoria,
sulla nostalgia, su una Sicilia dimenticata che non è quella di Sciascia, di
Bufalino, di Pirandello…
Battiato: Mi sono accostato come
compositore…E si vede che il film ha dei tempi…C’è una scena che sento che si
dovrebbe concludere ed io, rispettando la mia natura di musicista, la sfumo e la
chiudo lì…
Senatore: Ti sei occupato di
riflessologia, di fisionomica, dell’iridologia, di grafologia.…Sei anche tu uno
studioso della mente, hai fatto i tuoi studi, anche se non ti sei occupato
specificatamente di psichiatria…E le canzoni che hai composto rimandano ad un
retroterra colto e ricco di riferimenti all’opera di Gurdjieff
(basti pensare ai termini “shock addizionale” e “centro di gravità
permanente”) citazioni ai suoi scritti e a suoi riferimenti (“Caffè de
Battiato: Sicuramente. Però la “lezione”
del cucito è un’idea di Sgalambro. Quando abbiamo iniziato a girare ha detto:
“Attenzione non facciamo lo stereotipo della sartina, Anni Cinquanta che
aspettava il ritorno del navigante...Cominciamo con una storia molto solida…Alla
sapienza degli artigiani” Ci sono poi delle influenze di tipo Zen e di tipo
letterario con varie confluenze…
Senatore: In un’intervista hai detto:
“Per cantare certe canzoni bisogna stare in piedi, in altre stare seduti”. Credo
che questo film rimanda a questo modo d’approcciare, in maniera diversa. il
film?
Battiato: Assolutamente si.
Senatore: Il titolo del film richiama
stranamente a quello girato da Michele Placido qualche anno fa?
Battiato: Rimanda al femminile, un certo
modo di vita che c’era negli Anni Cinquanta che abbiamo perso, alla tranquillità
della nostra esistenza che stiamo perdendo… Per quanto mi riguarda a quella zona
più alta e più elevata a quel piacere della ricerca dell’uomo che è quasi fuori
gioco, che quasi non c’è più. Il desiderio di conoscersi attraverso i modi del
cercare il proprio essere. Studiando, per esempio, se sei uno studioso vero, già
quel tipo di concentrazione, di lettura ti portano a fare un certo cammino. Se
non lo sei, non hai voglia di leggere almeno devi far il percorso pratico della
conoscenza, cominciare a studiarsi e a vedere cosa c’è che non va in noi. Se poi
sei contento, o sei scemo o sai tutto...
Senatore: Tu sei anche un pittore e ti
chiami Suphan Barzani e mi sembra che stai esponendo una tua mostra a Verona…In
questo film c’è anche una ricerca stilistica pittorica…
Battiato: Non volevo mischiare il mio
nome. Come succede l’ho detto ad una persona e lo hanno poi saputo tutti, a quel
punto ed è diventato il segreto di Pulcinella.…Esisteva fino a che era in
un’area di segretezza. Questo nome cancellalo…
Senatore: Nel film ci sono vari artisti
che interpretano loro stessi, come
Maurizio dei New Dada…Come hai convinto Francesco De Gregari, artista schivo e
riservato a fare un “cammeo” nel tuo film?
Battiato: Francesco ci teneva molto a
fare una parte nel film. Mi ha detto: “Fammi fare qualsiasi cosa…”
Senatore: In “Palombella rossa”,
Moretti, cantava “E ti vengo a cercare”…Ha visto il tuo film?
Battiato: Ha messo il film come apertura
del suo festival…
Senatore: Hai rilasciato in
un’intervista nella quale hai detto: “I
sogni vanno abilmente destrutturati. Bisogna capire quali parti appartengono
all’oggi, quali a ieri e quali all’immaginario e al fantastico” e
successivamente. “Tutto dipende dal grado
di conoscenza che hai del tuo genere di vita passata e dal grado do conoscenza
che hai del tuo essere oggi”. In “Vite parallele” canti:
“Ma già vivo, vite parallele, Creo nella
reincarnazione, in quel lungo percorso che fa vivere vite in quantità” e ne
“Il caffè de
Battiato: Credo nella reincarnazione. Ho
sempre diviso questo campo che mi appassiona da tanto, pur restando fedele ad
un’analisi freudiana che ho trovato sempre esatta, ma solo in una fase, nella
sua interpretazione dei sogni come
fenomeno psicologico. Lui stesso diceva: “ Il sogno serve per preservare il
sonno”. Tutti i suoi esempi sessuali e tutta la parte che riguarda lo studio
dell’intervento esterno nel sogno. Nel sonno se hai un gomito che ti preme il
costato, nel sogno c’è qualcuno che ti spinge con un bastone e questo fa parte
del sogno e tu non ti svegli o una sveglia che diventa altro nel sonno e che ti
protegge…Quello che manca nel mondo freudiano è quello che a me interessa e sono
questi sogni strani di luoghi che tu in qualche modo conosci e sono ricorrenti.
Stanze che ho conosciuto da qualche parte ed in epoche lontane…Questo è quello
che m’interessa e la possibilità di intervenire nel sogno come storia cosciente,
come succede nei film americani. La reincarnazione non è consapevole. Ognuno ha
il proprio modo di intervenire in questo genere di cose…A volte le persone hanno
la sensazione di aver vissuto in un’altra vita. I tibetani sono da seguire… Il
Dalai Lama quando aveva tre anni faceva dei gesti che aveva fatto prima di
morire. Ci si orienta…Ma il fatto divertente è che non si sa.
Senatore: A che punto è la tua ricerca
come uomo e come artista?
Napoli
27.11.2003
L'intervista
completa é pubblicata su "Il cineforum del dottor Freud" di Ignazio Senatore -
Centro Scientifico Editore.