Bambole e sangue

di Paul Bartel con Ayn Ruymnen, Lucille Benson, Ann Gibbs, John Ventantonio, Laurie Man - USA – 1972 – Durata 86’

 

Cheryl Stratton (Ayn Ruymnen) adolescente inibita e complessata se ne scappa di casa e prende in affitto un piccolo appartamento con la sua amica Judy (Ann Gibbs ). Ben presto le due arrivano ai ferri corti e, dopo l’ennesimo litigio, Cheryl si trasferisce da zia Martha (Lucille Benson) proprietaria del sinistro ed inquietante King Edward Hotel. L’albergo è frequentato da una vecchietta, ormai indementita, dal reverendo Moon (Laurie Man) un omosessuale che prova a sedurre chiunque gli capiti a tiro e da George (John Ventantonio) un fotografo inquieto e tormentato. Cheryl vuole liberarsi delle proprie inibizioni sessuali ed avendo intuito che George ama spiarla, inizia a spogliarsi ed indossa la lingerie che lui, con cura, le fa trovare sul suo letto. Ma George ama anche vestirsi da donna ed amoreggiare con delle bambole trasparenti alle quali inietta il proprio sangue. La sua perversione lo spinge a praticare lo stesso rituale sulle ragazze in carne ed ossa che uccide se osano ribellarsi. Gorge gironzola sempre più assiduamente intorno a Cheryl che sottraendosi alle sue malsane richieste, scatena la sua immediata reazione. Nel corso di un violento corpo a corpo Cheryl lo uccide ed elimina poi Zia Martha accorsa in soccorso di  George, che si scopre essere suo figlio. Il film si chiude con Cheryl che, impazzita, assume l’identità della vecchia proprietaria dell’hotel.

Horror spruzzato di sarcasmo e di ironia che mette al centro della narrazione le malsane ossessioni del giovane protagonista. Il regista punta più sull’atmosfera che sull’intreccio narrativo e non inerpicandosi sui sentieri interpretativi non lascia intravedere per quali  tortuosi percorsi la mente di George sia giunta a dover iniettare il proprio sangue nelle bambole con le quali amoreggia. Bartel non scivola mai nel pruriginoso e le attitudini voyeuristiche di George sono immerse in un’atmosfera dolente e disperata. Troppo appiccicato il finale con la follia che divora Cheryl.

 

 

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