Anime ribelli (Stateside)

di Reverge Anselmo con Jonathan Tucker, Rachael Leigh Cook, Val Kilemr, Agnes Bruckner, Michael Goduti, Daniel Francese, Joe Mantegna - USA – 2004 – Durata 92’

 

Danny (Daniel Francese) insieme al suo inseparabile amico Mark Deloach (Jonathan Tucker) decide di fare uno scherzo a suo fratello Gregory (Michael Goduti) che sta amoreggiando con Sue Dubois (Agnes Bruckner) un’irrequieta e spregiudicata compagna di classe. Danny e Mark  caricano la ragazza in auto e Mark accellera a tutta velocità ma dopo qualche metro si schiantano contro un’altra vettura. Danny e Mark non riportano un graffio ma Sue finisce in ospedale e dopo essere crollata psicologicamente è ricoverata in una clinica per malattie mentali. Per evitare la condanna Mark, rampollo ricco e viziato, si arruola come marine ed è sottoposto alla ferrea e rigida disciplina che il sergente Skeer (Val Kilmer) impone. Approfittando di una licenza  Mark va a trovare Sue e s’imbatte in Dori Lawrence (Rachael Leigh Cook) una giovane cantante di discreto successo, affetta da schizofrenia. E’ amore a prima vista ed i due decidono di sposarsi ma lui deve partire per il Libano e quando ritorna due anni dopo a casa, con un occhio di vetro ed un milione di cicatrici, corona finalmente il suo sogno d’amore.

Pellicola che nelle prime battute sembra ricalcare i tempi del classico teen-movie e che vede agitarsi sullo schermo un paio di adolescenti buontemponi a caccia di qualche pupa da rimorchiare. Ma dopo l’incidente il clima muta di colpo e, sfiorato il terreno paludoso del dramma, il regista sposta, inspiegabilmente, la vicenda nel campo d’addestramento militare dove Skeer, il classico sergente di ferro, striglia i giovani marine per raddrizzarli e piegarli secondo i dettami di una rigida disciplina. La pellicola decolla nuovamente con l’ingresso in scena di Dori ma la sua follia si riduce a qualche frase sconnessa e ad un paio di sguardi persi nel vuoto. Il regista si tiene alla larga da indagare sulle ragioni che hanno portato Dori ad impazzire e, nel corso di una terapia di gruppo, alla dottoressa che le chiede cosa ha provato durante la breve passeggiata, risponde: “Le foglie prendono i colori autunnali, mi hanno impaurita, volavano, non è uno scherzo. I miei ormoni erano agitati. Per fortuna non lo vedrò più. Mi piacerebbe cantare ancora.” Il finale sdolcinato non sta in piedi ma è in linea con un film che lungo la strada non ha trovato l’ispirazione. Piccolo camme di Joe Mantegna nel ruolo del papà di Mark. Ottima la colonna sonora.

 

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