Amadeus

di Milos Forman con Tom Hulce, F. Murray Abraham, Elizabeth Berridge, Roy Dotrice, Jeffrey Jones - USA – 1984 – Durata 158’

 

Antonio Salieri (F. Murray Abraham) è ricoverato nel manicomio di Vienna. Ad un sacerdote rievoca gli anni passati quando era l’acclamato musicista di Corte ai tempi di Giuseppe II (Jeffrey Jones) e confessa come, si sia battuto per minare definitivamente l’equilibrio psicologico di Wolfang Amadeus Mozart (Tom Hulce) colpevole di aver offuscato la sua fama e la sua gloria.

Forman è un maestro nel descrivere la corte della Vienna imperiale e gioca tutto il film sull’ambivalente comportamento di Salieri, teso da un lato ad impedire l’irresistibile ascesa del suo rivale e dall’altro a promuovere il suo genio musicale. La chiave di volta è Leopold (Roy Dotrice) padre di Mozart, figura autoritaria che aveva sempre avuto un grande ascendente su suo figlio e che entra in rotta di collisione con Costanza (Elizabeth Berridge) la giovanissima nuora. Dopo aver vissuto con loro alcuni anni, a seguito dell’ennesima incomprensione con Costanza, sceglie di andarsene per la propria strada ma, dopo qualche tempo, muore. Mozart corroso dai sensi di colpa per la sua scomparsa, crolla psicologicamente e, Salieri intuita la sua estrema fragilità emotiva, senza svelare la propria identità, si presenta a casa  sua, con una maschera funebre di color nero sul volto e gli commissiona una messa da requiem. Quel componimento funebre riattiva inconsapevolmente i fantasmi del geniale musicista che, giorno dopo giorno, finisce per essere divorato dalla follia che lo condurrà alla morte.

Forman non cade nella trappola del biopic osannante e celebrativo ma descrive Mozart come un compositore fin troppo eccentrico, istrionico ed infantile che si diverte a mettere alla berlina i pomposi e vuoti nobili che frequentano la Corte. Il regista da molto spazio all’ascolto di alcune delle opere del grande compositore (Il ratto del serraglio, Il matrimonio di Figaro, il Don Giovanni, Il flauto magico, Il Requiem) ma, spogliandole della loro solennità, le immerge in un’atmosfera eccessivamente scherzosa e giocosa. Salieri è descritto come una creatura spregevole che con tutti i mezzi riesce a minare il fragile equilibrio psicologico del suo acerrimo rivale e con perfidia e cinismo riesce a raggiungere il suo scopo. Forman è un maestro nel descrivere la lenta ma inarrestabile discesa di Mozart nella follia e sul finale lascia che la pellicola sia gravata da una cappa cupa, livida ed angosciante.

Otto premi Oscar. (1984):miglior film, miglior regia, miglior attore (F. Murray Abraham) miglio sceneggiatura non originale, miglior sceneggiatura,miglior sonoro, miglior costumi, miglior trucco. David i Donatello (1985) per miglior film straniero, miglior regista straniero, miglior attore (TomHulce) Del film esiste anche una versione 'Amadeus - Director's Cut'  (2002) che dura venti minuti in più.