7 chili in 7 giorni

di Luca Verdone con Carlo Verdone, Renato Pozzetto, Silvia Annicchiarico, Tiziana Pini – Italia -1986 – Durata 112’

 

Alfio Tamburini (Carlo Verdone) si è laureato in medicina con il minimo dei voti e grazie ai soldi della moglie Samantha (Silvia Annicchiarico) ha messo su un centro con sauna e massaggi. Silvano Baracchi (Renato Pozzetto) suo collega di corso non se la passa meglio e lavora come rappresentante di prodotti sanitari. Silvano è un vulcano di idee e propone ad Alfio di mettere su una clinica per obesi con l’obiettivo di farli dimagrire di “sette chili in sette giorni”. Dopo aver ristrutturato un casale di proprietà di Samantha ed essersi affidati ad un programma dietetico messo a punto da un sedicente dietologo, Alfio e Silvano iniziano la loro avventura. “Villa Samantha” richiama un buon numero di pazienti in soprappeso che vengono sottoposti a digiuni forzati, a diete semiliquide e ad esercizi di ginnastica all’aria aperta. L’ago della bilancia scende sempre più ma tra i pazienti serpeggia il malumore. Tenuti a stecchetto, i ricoverati, sempre più disperati, sono disposti a tutto; c’è chi ingoia un uccellino, chi divora i pesciolini rossi, chi addenta un salame adulterato con il botulino. La situazione precipita quando si scopre che una ricoverata (Tiziana Pini) si è concessa a Silvano per un fettina di pane con burro e acciughe. I pazienti abbandonano la clinica ed Alfio e Silvano, appresa la lezione, trasformano “Villa Samantha” nel ristorante “Ai due porconi”.

Gustosa pellicola che ironizza sulla fama atavica che attanaglia i golosi e tutti gli sportivi del cucchiaio e della forchetta. La clinica è molto confortevole e nel salone campeggia un quadro che raffigura un obeso che sta divorando un piatto appetitoso con alle spalle la Morte che, minacciosa, agita una falce. Tra i pazienti c’è un pugile suonato, un arcivescovo così pesante che non appena si siede sfascia tutte le poltrone e Paolone, un ragazzo supergoloso che, pur di non stare a digiuno, nasconde nello scarico del water tavolette di cioccolato, biscotti ed un salame. Il film è i divertente ed alcune scene sono esilaranti; su tutte la sequenza che mostra la cosiddetta “psico-cena” o “cena della psiche”. I ricoverati dopo essere stati accolti in un salone si trovano di fronte ad un buffet dove campeggiano piatti e zuppiere completamente vuote. Ed è allora Alfio spiega loro che il cibo di cui devono nutrirsi è solo virtuale.“E’ una forma di digiuno ideata dagli antichi monaci buddisti del settimo secolo. Con la fantasia si crea l’illusione di un cibo che non c’è con cui nutrirsi fino a sazietà. Premetevi le tempie, come facciamo noi e chiudete gli occhi. Cominciate a respirare profondamente; il profumo del cibo inonda tutta la stanza ed adesso dovete aprire gli occhi e vedrete concretizzati i cibi sui vostri piatti. Respirate.” Completamente calati in questa esperienza finzionale, i pazienti fingono di tagliare la carne, spinano il pesce e si convincono di gustare leccornie e prelibatezze. La battuta migliore del film: “Anche la psiche ingrassa”.

 

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